Il montatore di Laurent Cantet ci riporta agli Anni Novanta; alla sensibilizzazione sulla lotta all’AIDS incentrata, quasi come in un documentario d’epoca, sull’azione portata innanzi a Parigi dall’Act Up. E’ la storia di un confronto duro, dopo le prima impressione goliardica: l’indifferenza generale, addirittura la colpevolizzazione da parte della società, la medicina ancora impotente.
Tutto già visto, pensando agli allora scioccanti Les nuits fauves e N’oublie pas que tu vas mourir? Non esattamente: nel film di Campillo, lui stesso attivo in quel movimento, c’è inizialmente la resa quasi documentaristica della vivacità dei dibattiti. Ma progressivamente, il film si addentra in una intimità con i personaggi che, accostata alla freschezza dei giovani attori, finisce per conquistare l’emozione dello spettatore. Dal collettivo al privato; all’intimità dell’individuo, solo con la sua paura, la prospettiva della fine ineluttabile, l’illusoria consolazione di una sfrenata attività sessuale.