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DAS FRAULEIN Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 gennaio 2007
 
di Andrea Staka, con Mirjana Karanovic, Marija Skaracic, Ljubica Jovic, Pablo Aguilar (Svizzera, 2006)
 
Pardo d'Oro a Locarno e senza dubbio miglior film svizzero dell'anno (assieme a VITUS di Fredi Murer) è un film di donne; ma non solo. Donne sono infatti l'autrice di questo primo lungometraggio, nata a Lucerna ma originaria dell'ex Jugoslavia. Cosi come la co-sceneggiatrice, la Barbara Albert austriaca, presente a Venezia in concorso con FALLEN, lungometraggio invero deludente e membro contestato della giuria locarnese. E donne soprattutto le tre protagoniste del film: Ruza e Mila che, lontane ormai da anni dai Balcani gestiscono una trattoria a Zurigo. E Ana, giovane bosniaca immigrata e clandestina, sradicata e marcata dalla guerra, aperta alla vita e volonterosa ma ben presto frenata nella sua collaborazione alla cantina come cameriera in quanto minata da una malattia.

Una storia di normale immigrazione; che lascerebbe intravedere soluzioni pigre come in tanti casi che l'hanno preceduta . Ma, oltre che un film sulle donne DAS FRAULEIN è un film, ma un film vero, sulla Svizzera. Destabilizzate dall'energia e da un modo meno rassegnato di rimpiangere il proprio paese d'origine, Ruza e Mila saranno costrette a togliersi di dosso quella sorta di rassegnata omertà di chi si nasconde ai margini o, nel migliore dei casi, fra le pieghe dell'apparente benessere nazionale.

Secco, duro ed essenziale, tutto al contrario ( o forse proprio grazie a questo) di quel chiaroscuro polveroso e verdastro nel quale è in gran parte immerso DAS FRAULEIN vive e si significa perché alimentato costantemente da quell'ambiente che lo significa. A tratti anche un po' programmatico e prevedibile (la 'cattiveria' della gerente, la gentilezza della ragazza, gli slanci poetici); ma immerso benissimo in quella Zurigo dai gelidi contorni che difende i propri privilegi. La Staka affronta i rischi del melodramma che la malattia avrebbe potuto comportare (con relativa perdita di temi preziosi come lo sradicamento sociale e la perdita d'identità) finisce per dimostrarsi saggiamente padrona della costruzione ellittica e, nel bel finale con la partenza in autostop verso Ginevra, di riaggiustare l'itinerario del suo film. Nel senso di quella sua forza vitale che, seppure mortificata dalle vicissitudini dell'esistenza e senza rinnegare la forza dei ricordi (la sequenza delle cartoline) rinasce costantemente e poeticamente dalla ceneri.


   Il film in Internet (Google)

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