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AVATAR - LA VIA DELL'ACQUA
(AVATAR - THE WAY OF WATER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 gennaio 2023
 
di James Cameron, con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet (FOR ENGLISH VERSION SEE BELOW) (Stati Uniti, 2022)

Ottenibile in DVD/Blu-ray

 

FOR ENGLISH VERSION SEE BELOW

James Cameron fa parte della cerchia ristretta (i Kubrick, Malick, Cimino) dei grandi cineasti che hanno girato relativamente poco. Più di una volta riflettuto, prima di ritornare a scoprire il mondo attraverso l’occhio della cinepresa. Da The Terminator (1984) a questo Avatar – La via dell’acqua (2022) sono otto i lungometraggi portati a termine da Cameron. Il suo primo Avatar, del 2009, è sempre il film più fruttuoso della storia del cinema (2,9 miliardi di dollari). Oltre che ricompensato da 3 Oscar, Miglior fotografia, Scenografia ed Effetti speciali.

Ora, i fortunati, o scaltri produttori (la Disney, che ha acquistato la Fox) stanno monitorano i risultati strabilianti ai botteghini di Avatar 2 , costato 350 milioni di dollari, attualmente sui 3 miliardi. Prima di dare l’ok al proseguo di una sfida diventata ormai soltanto in famiglia. Dopo gli imponderabili, il covid che bloccava le riprese in Nuova Zelanda, i rifacimenti e gli imponderabili, un futuro già programmato. Con un miliardo di dollari, un altro sequel, Avatar 3 praticamente già terminato e destinato al prossimo Natale; oltre a due Avatar 4 e 5, previsti per il 2025 e 2027.

Ma queste cifre non devono distogliere l’attenzione da ciò che resta. Molto di più che un semplice, dotato addetto alla cinepresa James Cameron è un visionario poetico. Un perfezionista, forse anche un poco maniacale, ma attento come nessun altro all’evoluzione tecnica della favolosa macchina cinema. Cosi, nei tredici anni che separano i due Avatar, dalla performance capture alla motion capture (le tecniche che, mediante sensori e videocamere, permettono di ricavare una riproduzione straordinaria del movimento del corpo umano), il canadese studioso, infinitamente esigente della tecnologia è andato alla riscoperta: degli abitanti del nostro pianeta, sempre più privati di un accesso al Meraviglioso.

Cameron ci provava già nel 1989 di The Abyss. Un film, così scrivevamo, nel quale il fascino dell'elemento amniotico, la vertigine della fuga nell'ignoto sommerso, l'interrogativo metafisico sui limiti che ci separano dall’aldilà, la fiducia nella tecnologia, mai vengono contrabbandati per esotismo spicciolo. Ma sono tradotti in fascinazione, molto spesso in poesia; giocando sul sentimento di attrazione-repulsione che ci ispira l'elemento liquido. Di ritorno sulla luna Pandora (e qualche lunghezza, in un film che nell’originale conta 3 ore e 12 min.) la famiglia Sully è costretta allora a passare dalle foreste già straordinarie del suo rifugio primitivo alle spiagge primordiali; dove convivere con i giganteschi (rassicuratevi, adorabili) abitanti degli abissi.

Certo la forma favolosa di Avatar 2 avrà forse soverchiato la nostra attenzione nei confronti di un aneddoto eventualmente semplicistico? Ma la via dell’acqua del titolo, il cinema non l’aveva ancora percorsa.

* Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagalli

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James Cameron belongs to the inner circle (the Kubrick, Malick, Cimino) of great filmmakers who have shot relatively little. More than once he reflected before returning to discover the world through the eye of the camera. From The Terminator (1984) to this Avatar - The Way of Water (2022) there are eight feature films completed by Cameron. His first Avatar, from 2009, is still the most profitable film in the history of cinema (2.9 billion dollars). As well as being rewarded with three Oscars, Best Cinematography, Set Design and Special Effects.

Now, the lucky, or shrewd producers (Disney, who bought Fox) are monitoring the astounding box-office results of Avatar 2, which cost $350 million, currently at $3 billion. Before giving the go-ahead to the continuation of a challenge that has now become family only. After the imponderables, the covid that blocked filming in New Zealand, the remakes and the imponderables, a future already planned. With a billion dollars, another sequel, Avatar 3 practically already finished and destined for next Christmas; plus two Avatar 4 and 5, scheduled for 2025 and 2027.

But these figures should not distract attention from what remains. Much more than a simple, gifted camera man James Cameron is a poetic visionary. A perfectionist, perhaps even a little manic, but attentive like no other to the technical evolution of the fabulous cinema machine. Thus, in the thirteen years separating the two Avatars, from performance capture to motion capture (the techniques that, by means of sensors and video cameras, allow us to obtain an extraordinary reproduction of the movement of the human body), the infinitely demanding Canadian scholar of technology has gone in search of rediscovery: of the inhabitants of our planet, increasingly deprived of access to the Marvelous.

Cameron was already attempting this in 1989's The Abyss. A film, so we wrote, in which the fascination of the amniotic element, the vertigo of the escape into the submerged unknown, the metaphysical questioning of the limits that separate us from the beyond, the faith in technology, are never smuggled in as cheap exoticism. But they are translated into fascination, very often into poetry; playing on the feeling of attraction-repulsion that the liquid element inspires in us. Back on the moon Pandora (and some length, in a film that in the original counts 3 hours and 12 min.) the Sully family is then forced to move from the already extraordinary forests of its primitive refuge to the primordial beaches; where they live with the gigantic (reassure yourself, adorable) inhabitants of the abyss.

Certainly the fabulous form of Avatar 2 may have overwhelmed our attention to a possibly simplistic anecdote? But the waterway of the title, cinema had not yet travelled it.

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