3838 recensioni a vostra disposizione!
   

DOGMAN Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 giugno 2018
 
di Matteo Garrone, con Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Alida Baldari (Italia, 2018)
 

FOR ENGLISH VERSION SEE BELOW

Una storia fra la vittima e il carnefice; in questo caso, fra un mite tosatore di cani e l’ex pugile che terrorizza chi gli sta attorno. I rapporti fra gli individui però, possono evolvere, come spiega Matteo Garrone: “La dolcezza, il viso antico che sembra provenire da un’Italia scomparsa di Marcello Fonte hanno contribuito a chiarire i miei dubbi su come affrontare la materia spesso ostica di Dogman. Da anni mi aveva al tempo stesso attirato e respinto: la storia di un personaggio che, nel tentativo di riscattare una vita di umiliazioni, s’illude di essere infine libero, e con lui il suo quartiere, forse il mondo. Ma quest’ultimo rimane invece inalterato, quasi indifferente “.

La vicenda alla quale l’autore del film si è ispirato (molto liberamente, tiene a sottolineare l’autore) è fra le più cupe della cronaca romana del dopoguerra. E’ quella di Pietro De Negri, soprannominato il “Canaro della Magliana”, un piccolo uomo pacifico, che gestisce tranquillamente la sua bottega, occupandosi con amore della figliola Sofia. Vero è che Marcello ha già avuto qualche vago precedente con la legge; e distribuisce, per far quadrare i conti a fine mese, piccole dosi di cocaina fra un cane a l’altro che prepara ai concorsi di bellezza. Ma il suo vero problema si chiama Simone, il picchiatore brutale che taglieggia e perseguita gli abitanti di quell’assurda, fatiscente propaggine cittadina che sfiora paludosa il mare (in effetti, la riviera domiziana).

Marcello subisce Simone, l’accompagna riluttante e quasi ingenuamente nel corso delle sue malefatte notturne; vittima di una indefinibile sudditanza che finirà per capovolgersi clamorosamente. In una ambiguità che cosi spiega Garrone stesso: “Dogman non è soltanto un film di vendetta o di liberazione, anche se tutto ciò è costantemente in gioco. E nemmeno tratta del tema eterno tra il debole e colui che lo sovrasta. Piuttosto, è un interrogativo su di noi; su un uomo che perde progressivamente la propria innocenza”.

Sospinto dal suo splendido protagonista (Premio Interpretazione Maschile a Cannes), inserito nei chiaroscuri di una ambientazione impossibile da dimenticare, immerso in una tonalità poetica mai esagitata, il film sfocia in un fatto scabroso e paradossale. Ma, a prescindere delle limature grazie alle quali Garrone giustamente prende certe distanze, è per un’altra ragione che Dogman non regredisce mai nelle convenzioni dell’horror. Mentre le tematiche ruotano ancora attorno a quelle di Gomorra, tratto dal romanzo di Saviano che gli erano valse il Grande Prix di Cannes 2008: per quanto emergano progressivamente, non sono mai i destini individuali a contare, quanto quelli sociali e antropologici. In un discorso che si allarga, oltre ogni confine, grazie alla forza del quadro d’assieme.

Dal tassidermista napoletano del L’imbalsamatore nel 2002, il cinema di Garrone si è sempre dipartito dai fatti di cronaca più cruenti di un mondo in preda alla corruzione e all’abbandono. Ma il regista se ne serve ogni volta con forza per allontanarsene, alla ricerca delle motivazioni sociali degli ambienti ancora più di quelle psicologiche dei personaggi.

-------------------—----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

A story between the victim and the executioner; in this case, between a mild-mannered dog shearer and the former boxer who terrorises those around him. Relationships between individuals, however, can evolve, as Matteo Garrone explains: 'Marcello Fonte's sweetness, his ancient face that seems to come from a vanished Italy, helped clear up my doubts about how to deal with the often hostile subject matter of Dogman. For years it had both attracted and repelled me: the story of a character who, in an attempt to redeem a life of humiliation, deludes himself that he is finally free, and with him his neighbourhood, perhaps the world. But instead the latter remains unaffected, almost indifferent'.

The story from which the author of the film was inspired (very freely, he is keen to emphasise) is one of the darkest in the post-war Roman chronicle. It is that of Pietro De Negri, nicknamed the 'Canaro della Magliana', a peaceful little man who quietly runs his shop, lovingly looking after his daughter Sofia. It is true that Marcello has already had some vague history with the law; and he distributes, to make ends meet at the end of the month, small doses of cocaine between dogs he prepares for beauty contests. But his real problem is called Simone, the brutal thug who slashes and persecutes the inhabitants of that absurd, dilapidated city offshoot bordering the sea (in fact, the Domitian Riviera).

Marcello suffers Simone, reluctantly and almost naively accompanies her in the course of her nocturnal misdeeds; the victim of an indefinable subservience that will end up being clamorously overturned. In an ambiguity that Garrone himself explains as follows: "Dogman is not just a film about revenge or liberation, although all this is constantly at stake. Nor is it about the eternal theme between the weak and the overpowering. Rather, it is a questioning of us; of a man who progressively loses his innocence'.

Buoyed by its splendid protagonist (Male Interpretation Prize at Cannes), set in the chiaroscuros of a setting that is impossible to forget, immersed in a poetic tone that is never exaggerated, the film results in a scabrous and paradoxical fact. But, apart from the filings by which Garrone rightly takes certain distances, it is for another reason that Dogman never regresses into horror conventions. While the themes still revolve around those of Gomorra, based on Saviano's novel that won him the Grand Prix at Cannes 2008: however progressively they emerge, it is never individual destinies that count, but social and anthropological ones. In a discourse that expands, beyond all boundaries, thanks to the strength of the overall picture.

Since the Neapolitan taxidermist of L'imbalsamatore in 2002, Garrone's cinema has always distanced itself from the gory facts of a world in the grip of corruption and neglect. But the director uses them each time forcefully to move away from it, in search of the social motivations of the settings even more than the psychological ones of the characters.

www.filmselezione.ch

 


   Il film in Internet (Google)
  Film dello stesso regista

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda