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di Christian de Chalonge, con Michel Serrault, Bérangère Bonvoisin, Pierre Romans
(Francia, 1990)
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Docteur Petiot |
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Era un sabato, quell'11 marzo del 1944, quando i vicini di una palazzina affittata al medico Marcel Pétiot, nel sedicesimo arrondissement di Parigi, si decisero finalmente a chiamare polizia e pompieri. Il fumo acre e nauseabondo che usciva dai camini proveniva dalla caldaia in cantina: e lo spettacolo apparso agli occhi degli intervenuti fu come una sorta di tragico prologo, in dimensione privata, ad altri cadaveri e forni crematori che dovevano ben presto riempire d'orrore l'Europa della fine della Seconda Guerra mondiale. Medico rispettabile di giorno, mostro satanico al calare delle tenebre, padre di famiglia e marito modello, collaborazionista e resistente, mitomane, cleptomane, trafficante e tranquillo assassino, Petiot divenne così uno dei casi più clamorosi di un periodo pur ricco di distrazioni di vario genere: quello degli ultimi mesi dell'Occupazione, e dei primi della Liberazione nella capitale francese. Per un personaggio del genere (carino coi bambini, compiacente con i giovani da riformare, spietato con gli ebrei e con ogni altra specie di sotto-umanità in circolazione costretta a nascondersi e fuggire, da spogliare e massacrare) un attore dello stesso genere: Michel Serrault, il più istrione, il più trasformista, per certi versi il più clamoroso degli attori francesi. Christian de Chalonge (L'ARGENT DES AUTRES, MALEVIL) non girava più per il cinema da otto anni: ma per questo suo rientro, dopo l'insuccesso di LES QUARANTIEMES RUGISSANTS, sembra non averne mai abbastanza: a quel po' po' di roba, ci aggiunge ancora di suo. Di un suo che non poteva non riallacciarsi a quel realismo fantastico che aveva marcato le sue opere precedenti. Ma che qui sembra veramente dilagare. Non che, in un'epoca di cronachismo realistico un po' arido alla Louis Malle, il suo laborioso travaglio espressivo sia poco encomiabile. Ma quel voler fare di ogni erba un fascio, di Petiot un dottor Mabuse (o piuttosto, stilisticamente, un dottor Calligaris) che sposa gli orrori della Gestapo per dimostrare che il Male non ha confini né di luogo né di tempo, finisce per spostare il tutto nel campo - certo, meno grave ma altrettanto inutile - dell'esercizio di stile.
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Il film in Internet (Google)
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capolavoro
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da evitare
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