Adora un solo Dio. Alla morte del suo giovane figlio, un professore e scienzato, in preda alla disperazione, si rivolta contro Dio. Il conflitto tra la ragione e l'intuizione, l'irrazionale.
Separato dalla moglie, Krzystof, insegnante universitario di matematica, vive solo con il figlio Pavel: lo educa in nome, oltre che dell'amore paterno, della conoscenza e della ragione. In alcune sequenze memorabili (i due computer uno accanto all'altro, la partita di scacchi vinta in comune, la lezione del padre vista dalla prospettiva del ragazzino) Kieslowski dipinge con estrema concisione ed al tempo stesso con indicibile commozione l'intimità spirituale fra i due.
Ai bordi dello stagno gelato, un giovane misterioso (la morte, l'imponderabile, l'angelo, il mistero?) osserva quanto succede. Il ragazzino vuol andare a pattinare, ed il padre calcola con il computer lo spessore del ghiaccio, telefona all'Istituto metereologico. Poi, progressivamente, l'intervento dell'irrazionale: la macchia nera dell'inchiosto che si allarga sul foglio, fino a ricoprire le cifre, i calcoli, quando ispiegabilmente il calamaio s'incrina. L'invasione lenta, contrastata (l'ascensore, le scale fatte di corsa) del dubbio. I suoni esterni che invadono l'appartamento, la corsa, ormai disperata verso il laghetto, l'altare della chiesa rovesciato (e la lacrima, elemento di religiosità che ha fatto discutere, ambiguità nel discorso per taluni - sul quadro della madonna).
Splendido esempio di scrittura essenziale, di connubio fra ragionamento ed emozione, d'intelligenza creativa basata sull'attore, sul primo piano, sull'ambiente semplice ma significativo, senza gradi mezzi, spiegazioni inutili, ricorso ai colpi bassi dello spettacolo. Una lezione indimenticabile.