Ce n'era per compiere un macello. Eppure, eppure il film riesce a stare a galla e qualcosa di più. Tratto da un lavoro teatrale di Tom Kempinski, DUET FOR ONE prevedeva originariamente due soli personaggi, la violinista e lo psichiatra: questo spiega come il film appaia talora prolisso e scomposto. E come si possa desiderare, durante la proiezione, più psicanalisi e meno adagi di Mendelsshon. Ma, all'interno di una struttura discutibile, il film riesce miracolosamente ad evitare le trappole (e quali... ) del melodramma, il rischio dell'accentuazione morbosa degli elementi piagnucolosi. Grazie agli attori, grandi e perfettamente diretti, grazie ad una maestria registica che permette di ottenere il meglio da ogni situazione - per risaputa ch'essa sia - Konchalovski indirizza costantemente il film sulla strada delle riflessione piuttosto che su quella della lacrimazione.

Nel suo modo di far cinema c'è tutta una tradizione del genere, quel coraggio di buttarsi (proprio ciò che manca a Goretta... ) sulle ali della creazione: di filmare, senza che nessuno si contorca dalle risate, un defunto in carne ed ossa che compare accanto ad un'apprendista suicida...