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UN MONDO PERFETTO
(A PERFECT WORLD)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 gennaio 1994
 
di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Kevin Costner, Laura Dern (Stati Uniti, 1993)
 

A somiglianza del mondo impeccabile che ci siamo offerti ed al quale si richiama UN MONDO PERFETTO inizia, e termina in perfetta simmetria. La medesima immagine: un uomo disteso, bello e forte, in un prato invaso dal sole e dai suoni della natura, gli occhi socchiusi, il braccio ripiegato dietro la nuca, un sorriso sereno che sembra confortare il suo riposo. Sembra: poiché un piccolo buco, macchiato di sangue, ci ricorda, nella seconda ed ultima inquadratura, che di riposo eterno si tratta. Che tra i due momenti, tra le due identiche inquadrature, sono trascorsi non soltanto i 138 minuti del film più libero e disincantato del proprio autore. Ma tutti quei piccoli, trascurabili dettagli che volgono il sonno nella morte: l'apparenza nella realtà.

Così come GLI SPIETATI non era (ormai più) un western, UN MONDO PERFETTO non è più (se non nei primi, sbrigativi minuti) quel tragicomico thriller-road-movie che appare a prima vista: storia di un evaso che si porta appresso in ostaggio un bambino, inseguito dal super poliziotto che ha finito di crederci, la criminologa sexy, il tiratore scelto dagli agghiaccianti rayban e la solita organizzazione di sbirri imbranati e governatori arrivisti. Come in PALE RIDER, in CACCIATORE BIANCO, in BIRD il cinema dell'ispettore Dirty Harry che così bene si trastullava con la violenza tradotta in spettacolo, si è mutato in una meditazione, malinconica e virile, crepuscolare e scanzonata sull'ambiguità. Ambiguità dell'eroismo, della fatica del premere il grilletto, della Storia che si nasconde dietro alla Leggenda (così cara al celebre motto del cineasta del mito umanitario, dell'inquadratura esemplare, di quel John Ford al quale l'ultimo Eastwood sembra sempre più apparentarsi) de GLI SPIETATI. E della decisione fra il bene ed il male, il giusto e l'ingiusto, l'innocente ed il perverso, il generoso ed il meschino di UN MONDO PERFETTO.

UNFORGIVEN non si limitava a disfare il giocattolo, a dimostrarci che gli eroi erano stanchi, i buoni ed i cattivi mai necessariamente sempre tali. Ma che attraverso la distruzione, l'umiliazione dell'immagine di sé stesso, si potevano rimettere in questione quei sentimenti, quelle illusioni che avevano sorretto tante generazioni: giustizia e vendetta, bene, male e punizione di quest'ultimo, coraggio, fede e lucidità. E, soprattutto, redenzione; in un paesaggio, un ambiente incontaminato e puro. Tutte quelle belle cose, insomma, che avevano condotto l'America delle utopie e delle Nuove Frontiere al pestaggio del nero sotto gli occhi delle cineprese di L.A. Distruggendo, allo stesso modo, l'immagine di Kevin Costner, dell'ultimo degli americani a conoscenza del segreto per ballare con i lupi, Eastwood non si limita ad utilizzarne a contro-impiego una figura .emblematica. Ma - in un racconto che si svolge nel novembre del l963, una settimana prima che Kennedy fosse ucciso a Dallas - a dimostrarci che nulla è ormai più come prima.

Tutto il cinema di Eastwood si costruisce su un personaggio che si assume la responsabilità di trasgredire all'ordine: perché considera che questo sia l'unico mezzo per venire a capo dell'ingiustizia, della perversione che governa quell'ordine . Ai tempi di Dirty Harry si parlava di cinema fascista. Oggi, in un contesto dalla famosa realtà che ha superato ogni fantasia, si riflette in un criminale che si riavvicina all'innocenza dell'infanzia; ed in un poliziotto implacabile che, al momento di sparare, abbassa la propria arma. Senza illudersi di riuscire a farla abbassare agli altri. Con semplicità disarmante, dopo poche immagini quasi di repertorio, l'evaso Costner mette in mano al bambino la pistola, che questi maneggia titubando: momento magico, indimenticabile, a partire dal quale UN MONDO PERFETTO inizia il suo cammino verso l'infanzia e la morte, verso quei confini sottili che dividono l'innocenza dalla colpevolezza. Il tempo - dice il bandito al suo piccolo amico - è come l'auto sulla quale fuggiamo: ci allontana dai pericoli più immediati, dalle turbe dei nostri ricordi, ma ci avvicina alla fine. In un'America solare come quella dei pionieri di quello stesso Texas, vagabondando con disinvolto umorismo in quelle cittadine che così bene riassumono lo spirito dell'America più profonda, in un clima bucolico che contrasta paradossalmente con la rabbia impotente degli inseguitori, UN MONDO PERFETTO assume progressivamente la sua carica straniante: una libertà espressiva incantata, una poesia insolita e commovente, che solo è permessa a quei fragili momenti che sappiamo in sospeso tra la vita e la morte. Il piccolo Philip indossa un costume di fantasma di Halloween: e sarà quell'immagine di mitologia infantile, di evasione e simulazione, l'ultima ad essere percepita dall'occhio di Butch morente, quando l'elicottero si allontanerà svolazzando. Ultimo passo nella sua disperata proiezione verso l'infanzia e la morte.

Film d'evasione, road-movie, poliziesco, thriller, commedia, cammino iniziatico, melodramma: mescolando i generi con l'incoscienza di un artista disincantato, consapevole di non aver ormai più nulla da perdere, Eastwood avrà raccontato la sua storia - meravigliosamente assurda e così vera, tenera e violenta fino all'inverosimile - di due esseri avvicinati nel tempo dalle loro ferite infantili. Della loro corsa - a ritroso, verso l'infanzia per l'adulto; in avanti, verso la difficoltà di accedere all'età adulta, per il bambino - nel tentativo disperato di riuscire a raggiungersi, a comprendersi ed ad amarsi.

Radicato nel più profondo delle preoccupazioni del proprio Paese, prodigiosamente incurante delle leggi che governano l'impero del prodotto hollywoodiano - così come di quelle che dettano il divismo del quale così a lungo si è nutrito - quello di Eastwood è ormai l'ultimo universo a ricordarci quale sia stata una delle ragioni di essere del cinema americano: creare un'immagine, la più perfetta, la più significativa, la più esemplare possibile. E ridimensionarla, rimetterla in questione, riproporla per un'interpretazione futura, non appena possibile.

Il Sogno, ed il suo contrario: affinché sia possibile sperare di preservarlo."


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