COMPLESSO DI COLPA (OBSESSION) |
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di Brian de Palma, con Cliff Robertson, Geneviève Bujold
(Stati Uniti, 1976)
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Brian de Palma è uno degli enfant prodige del cinema americano. Con Spielberg, Scorsese e George Lucas fa parte di un clan notissimo, il cui tratto comune, oltre quello di riuscire a trent'anni a farsi affidare alcune delle opere più impegnative dell'ultimo cinema americano, è quello di essere composto da un nuova generazione di cinefili. Le opere di questi nuovi topi di cineteca sono cosparse di citazioni di film celebri: in OBSESION si tratta di Hitchcock, naturalmente: le atmosfere dell'indimenticabile VERTIGO sono trapiantate clamorosamente, ma il film è una specie di "collage" di altre opere di Hitch, da MARNIE a REBECCA a DIAL M FOR MURDER Di Brian de Palma sono giunti da noi SISTERS del 1972, PHANTOM OF THE PARADISE del 1974, questo COMPLESSO DI COLPA che è del '76 e l'ultima sua opera, quella che lo ha rivelato al grande pubblico, CARRIE. Occupandoci dei primi due avevamo detto della propensione di De Palma per la forma cinematografica: il fascino delle sue opere nasce da una manipolazione piuttosto straordinaria degli elementi espressivi. Il tema dominante della sua opera è quello dello sdoppiamento, un tema che ha portato al cinema non pochi capolavori, basti pensare, a parte Hitchcock, a Murnau e Fritz Lang. Grazie alla propria abilità registica, De Palma riesce, nelle sue opere migliori, ad attirare lo spettatore in una ragnatela affascinante, nella quale i significati si moltiplicano in un gioco continuo di rinvii psicologici, di capovolgimenti delle verità acquisite. Oltre all'abilità tecnica ed al fascino dei riflessi psicologici, il cinema di De Palma, anche se talvolta ingenuo ed incostante a livello di sceneggiatura, sembra nobilitato dal sentimento dominante i personaggi: la solitudine. I mostri di De Palma sono delle persone che cercano disperatamente una propria ragione d'essere. Se OBSESSIONS sembra essere, in definitiva, una mezza delusione è proprio perché al film manca un'anima, una motivazione morale. È un giochetto abilissimo, dove riesce a dimostrarci l'impossibile. E che può magari divertire gli appassionati di cinema -ricreando, con un obiettivo a grande focale, un tema musicale, o l'uso di una forbice, una tal sequenza di Hitchcock. Ma se con delle motivazioni poetiche il cinema di De Palma raggiunge la dimensione, assai rara nel cinema di oggi, del fantastico, quando, come qui, si riduce ad un puro esercizio di stile arrischia di svilire il giovane cinema americano al rango del puro e semplice scimmiottamento intellettuale.
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