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di Robert Altman, con Keith Carradine, Shelley Duvall, Louise Fletcher
(Stati Uniti, 1973)
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Il film del 1973 (non il più celebre, forse non il più riuscito, ma ugualmente di una intelligenza e di una bellezza rara) di Robert Altman, probabilmente il regista più geniale del cinema americano di oggi. Due giorni di proiezione a Lugano. In compenso LA STANZA DEL VESCOVO, affrettato e volgarotto film minore di Risi (che lo stesso Piero Chiara, autore del romanzo, considera tale...) si proietta per settimane. Così va il cinema, cioè male. Un'arte troppo legata agli interessi dell'industria, troppo cara, troppo fraintesa. Un'arte sempre più contrabbandata per quello che non è, ad un pubblico sempre meno numeroso. THIEVES LIKE US è come tutti i film di Altman, un grandissimo esempio di arte registica, e di impiego inedito e grandioso della colonna sonora. Vero punto di partenza (grazie ad uno straordinario lavoro di frantumazione delle realtà) di ogni significato espressivo. Ma tutto questo lo si sa da tempo. Ambientato negli anni trenta, quelli della Depressione, THIEVES LIKE US è l'anti Bonny and Clyde. Come sempre Altman rovescia i valori, i miti, i significati. I banditi del film sono degli anti-eroi. Non solo dei poveracci, ma dei comuni mortali, come tutti noi. Nel fisico, nel modo di comportarsi, per la gente che li circonda, per i loro ideali sono come gli impiegati delle banche che vogliono assalire, dei borghesi come coloro che li vogliono giudicare. È il discorso di sempre dell'autore di NASHVILLE: l'America si è sempre creata dei modelli, positivi o negativi, fasulli. Lo sceriffo, l'investigatore, il rapinatore del suo cinema sono dei miti che vanno rivisti, così come vanno rivisti quei modelli di comportamento storici, nei quali l'America (e noi) si è sempre misurata. Una straordinaria lezione morale ed estetica.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
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capolavoro
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