Un anno fa...Locarno 2014 ha avuto il merito e l'audacia di presentarlo: non perché duri 338 minuti, come hanno ironizzato alcuni che probabilmente non l'hanno nemmeno visto. Ma poiché è un capolavoro dall'ipnotico incanto. Un'elegia meravigliosa nella quale, per chi ne teme l'impegno fisico, si può anche soltanto immergersi a tratti, cosi come, quasi casualmente, ci si può introdurre in un verso di Dante, una pagina di Proust, un frammento di Wagner, un dettaglio di Rembrandt.
Certo, il fascino insolito di questa vicenda che si avvia in un villaggio perduto nella straordinaria dimensione naturale delle Filippine del 1972, mentre il presidente Marcos impone una legge marziale rimasta di tragica memoria, finisce giustamente per premiare chi osa abbandonarsi alla cadenza magica del film. Chi si lascia affondare nell'ambiente abbracciato da tutto il tempo necessario, nello splendore estatico dei piani-sequenza di Lav Diaz, nel verde ossessionante della natura, la pioggia ricorrente, il vento instancabile nell'eco di un mare che minaccia poco distante. Con i personaggi che si avvicinano dall'orizzonte estremo delle colline, che progressivamente si delineano alla nostra attenzione; mentre un'inquietudine indefinibile sembra affiorare da quell'Eden primitivo, gli avvenimenti stranianti iniziano ad intervenire, il degrado dell'ordine naturale annuncia quello della serenità degli individui. E l'arrivo, come dal nulla, dei primi uomini armati.
Indimenticabile.