L’ultimo film dell’autore di Basic Instict è uno dei più straordinari della stagione grazie a due energie mostruose: quella nota da sempre di Paul Verhoeven, sommata alla personalità incredibilmente versatile di Isabelle Huppert, un’attrice che ha ormai pochi confronti al mondo.
Proprio per questo incontro ai vertici dell’intuizione creativa Elle rappresenta un oggetto misterioso e affascinante: un thriller da soprassalto, al tempo stesso commedia esilarante, riflessione sociale infine. Tratto dal romanzo di Philippe Djian, il film ne è una derivazione delirante, ma sempre significativa nei suoi paradossi: il capolavoro del cineasta olandese, perfettamente in equilibrio fra un grande mestiere perfezionato alla scuola hollywoodiana e una voglia proverbiale di destabilizzazione tutta europea.
"Non si è mai demoni per sole ventiquattr’ore": su quella traccia, Verhoeven si affida per il diletto di noialtri ai fantasmi di Hitchcock e Chabrol, Cronenberg e Haneke. Ma per approdare in un un universo poetico nel quale ogni logica (psicologica, veristica, drammaturgica) viene costantemente contraddetta e resa addirittura improbabile: una festa di fantasia, provocazione e humour di magistrale facilità.
Quello di Elle è un intrigo al quale è giocaforza aderire: ma mai più di tanto. Michèle dirige infatti una società di videogame con la medesima freddezza con la quale gestisce i propri affari amorosi. Alcuni ci verranno subito illustrati: in una agressione sessuale sotto gli occhi indifferenti del gatto di casa, che il film riproporrà più volte. Una violenza forzatamente traumatica, ma paradossale: affrontata come in una partita a scacchi, non tanto strategica, ma tutta interiorizzata. A cominciare dal fatto che la vittima non sembra assolutamente intenzionata a denunciare il fatto; continuando a frequentare la propria vita privata e professionale come niente fosse.
Più di un thriller, più dell’identità criminale dell’intruso in tuta di latex che è subito chiaro non importi più di tanto a nessuno, Elle si scompone allora come un puzzle. Per ricostruirsi, sul rigore di uno sguardo dall’impressionante virtuosismo capace di prendersi gioco delle proprie regole, in una lucida e grottesca analisi. Dei diversi fantasmi che abitano il desiderio sessuale, certo; ma quando messi in continua relazione con le ambiguità della morale borghese.