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LA ZONA D'INTERESSE
(THE ZONE OF INTEREST)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 marzo 2024
 
di Jonathan Glazer, con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte (Gran Bretagna, Polonia, 2023)

Disponibile in streaming/VOD

 

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Fino ad oggi, Il cinema di Jonathan Glazer  ha sempre rispecchiato un certo genere di contraddizione. Ma è sembrato acquistare un'imperiosa progressione nel tempo, che gli ha conferito un carattere vieppiù moderno, un'assunzione di rischi che ne ha moltiplicato l'interesse. Da BIRTH (2004) a UNDER THE SKIN (2013) trascorrono allora ben 9 anni;  da quest'ultimo all'attuale LA ZONA D'INTERESSE altri 10. Sono scadenze temporali sorprendenti, che ricordano quelle leggendarie di uno Stanley Kubrick. Ma già le eccentriche vicissitudini vissute da una memorabile Scarlett Johansson di UNDER THE SKIN s'imprimono nelle memorie: misteriosa aliena, fatta di suoni e di luci furibonde ma progressivamente sempre meno astratte, ecco che Jonathan Glazer riesce a coinvolgere Scarlett  in una vicenda romantica che sfida l'astrazione. Una visione talvolta ai confini del surrealismo, ma continuamente ricondotta fra noi, un temerario poema che una conclusione addirittura commovente rende difficile da banalizzare.

Come già ci sorprese l'incipit di UNDER THE SKIN, pure quello di LA ZONA D'INTERESSE è allora sprofondato nel buio più totale; di durata  sufficiente per già leggermente inquietarci. Un vago malessere che non ci abbandonerà più.

Anche se il film non ci mostrerà "nulla" di clamorosamente respingente. Soltanto degli echi, il latrare di qualche cane, un grido sfuggito, il vociare alterato forse di una guardia, la sommità di una ciminiera, il fumo, lo sferragliare di un treno che riparte.. Non sarà allora che La ZONA D'INTERESSE ci racconti una storia che già conosciamo ma non vediamo, terribile, ma che soprattutto non dovremo mai dimenticare?

"Sono rimasto stupefatto dalla prossimità della casa e del giardino lussureggiante del comandante dal campo di Auschwitz" ha confessato Jonathan Glazer. Il suo film l'ha allora costruito nell'impossibile, terribile sottrazione da quel Male assoluto. Il nostro, di mondo, aspira a un universo non molto dissimile da quello del ligio Rudolph Höss, il comandante del campo. Le aiuole fiorite, il prato perfettamente rasato, gli ortaggi di stagione, gli alberi da frutta, la piscina con lo scivolo per gli impeccabili piccini e gli apparentemente ignari grandi.Ma, come ci illustra magistralmente Jonathan Glaser, " se continuiamo a pensare a noi solo come possibili vittime, e non da possibili carnefici, come gli Höss, non cambieremo mai ".

* Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagalli

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Until now, Jonathan Glazer's cinema has always reflected a certain kind of contradiction. But it has seemed to acquire an imperious progression over time, which has given it an increasingly modern character, a risk-taking that has multiplied its interest. From BIRTH (2004) to UNDER THE SKIN (2013) a good nine years then elapse; from the latter to the current THE ZONE OF INTEREST another ten. These are astonishing timeframes, reminiscent of a legendary Stanley Kubrick. But the eccentric vicissitudes experienced by a memorable Scarlett Johansson in UNDER THE SKIN stick in the memory. A mysterious alien made of furious but progressively less and less abstract sounds and lights, Jonathan Glazer managed to involve Scarlett in a romantic affair that defies abstraction. A vision sometimes bordering on surrealism, but continually brought back to us, a daring poem that an even moving conclusion makes difficult to trivialise.

Just as the opening of UNDER THE SKIN surprised us, the opening of THE ZONE OF INTEREST is then plunged into total darkness; of sufficient duration to already slightly disturb us. A vague unease that will never leave us again. Even though the film will not show us 'anything' glaringly repulsive. Only echoes, the barking of a few dogs, an escaped shout, the altered vocalaltered vociferation perhaps of a guard, the top of a chimney, the smoke, the clanking of a departing train. Is it not then that The ZONE OF INTEREST tells us a story that we already know but do notsee, terrible, but which above all we should never forget?

"I was stupefied by the proximity of the house and garden commander's lush garden from the Auschwitz camp," confessed Jonathan Glazer. His film constructed him in the impossible, terrible escape from that absolute Evil. Ours, of world, aspires to a universe not unlike that of the dutiful Rudolph Höss, the

camp commandant. The flower beds and the perfectly mowed lawn, the seasonal vegetables and fruit trees, the swimming pool with the slide for young and old. But, as Glaser, "if we continue to think of ourselves only as possible victims, and not as possible executioners like the Hösses, we will never change.

        

                

                        

                

        

                        

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