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ROGUE ONE: A STAR WARS STORY Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 dicembre 2016
 
di Gareth Edwards, con Felicity Jones, Diego Luna, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk, Ben Mendelsohn, Forest Whitaker (Stati Uniti, 2016)
 

C'è Star Wars e altro ancora fra quanto ruota attorno all’orbita del massimo oggetto di culto dell’immaginario cinematografico contemporaneo. Per capirci qualcosa, meglio districarsi nel prosaico. Di quel 2012, quando George Lucas, inventore ormai mitico dei primi tre episodi (i soli veramente significativi) della saga nata trentanove anni fa, decise di cedere i diritti alla Disney, non proprio soddisfatto della piega assunta dalla propria creatura. Quattro miliardi di dollari. Un capitale che gli eredi di Topolino non avranno alcuna intenzione di lasciare infruttuoso: dopo la discreta riuscita di Il Risveglio della Forza (2015) diretto da J.J. Abrams e nell’attesa del prossimo episodio ufficiale, previsto per l’autunno 2017. Nasce allora l’idea di una nuova trilogia “parallela”, composta da tre spin off (letteralmente, prodotti derivati), interpretata da attori differenti, e destinata ad essere completata da due lungometraggi nel 2018 e 2020…

Ecco perché, già nel suo titolo, Rogue One: a Star Wars Story si premura di prendere qualche distanza dal celeberrimo modello: illustrando un’avventura che ha relativamente poco a che fare con Luke Skywalker, la principessa Leia o Han Solo. Salvo poi, senza resistere alla tentazione di citare quei capisaldi, non fosse che per imposizioni di marketing: resuscitandoli in brevi inserti, non proprio fra le trovate del film. L’azione della pellicola, per chi riesce a ricostruirla, viene allora collocata in uno spazio temporale che precede l’episodio IV, Una nuova speranza; ed imperniata su delle figure a prima vista di contorno. In particolare, la figlia di uno scienziato rapito su un pianeta che pare l’Islanda dagli sbirri dell’Impero del Male (Felicity Jones). La fanciulla si unirà a un generoso quanto ecclettico manipolo di Eroi dell’Alleanza ribelle per ritrovare, oltre alla figura del Padre, i piani trafugati della Morte Nera. Una sorta di temutissima arma di distruzione totale nelle mani di Darth Vader (aficionados tranquilli, lui c’è ancora).

Regista inedito, non privo d’intuizioni, il britannico Gareth Edwards di Godzilla si sforza di tradurre formalmente quel desiderio di relativa adesione all’universo poetico creato da Lucas. Crea effetti speciali ammirevoli nel suo girovagare da una galassia all’altra; e provoca di certo qualche sussulto nel cuore di milioni di fedelissimi anche solo recuperando di sfuggita il profilo dell’adorabile scimmione - copilota Chewbecca. Il suo film risulta però come spezzato in due parti. Una prima, tutta immersa in sconsolati chiaroscuri e sfumature espressive anche sapienti, forse nel desiderio di entrare nell’intimo dei personaggi: ma con il risultato di esasperare la complessità dei rapporti e la comprensione degli snodi narrativi. Poi, affronta una svolta radicale, anche se sempre intercalata da interessanti riferimenti a un’attualità più terrificante di qualsiasi fantascienza (come la distruzione di luoghi sacri alle memorie): si adagia, simpaticamente disinvolto se non fosse fuori contesto, su schermi schemi classici da film di guerra genere Quella sporca dozzina di Aldrich. O certe progressioni drammatiche che hanno reso indimenticabili dei western come Il mucchio selvaggio di Peckinpah o I magnifici sette di John Sturges. Il tutto risulta anche buffo, ma poco coinvolgente.

 


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