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MOHENJIO DARO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 settembre 2016
 
di Ashutosh Gowariker, con Hrithik Roshan, Pooja Hegde, Kabir Bedi (India, 2016)
 

Da quel 2001 le tradizionali migliaia di spettatori che gremiscono la piazza del Festival di Locarno raccontano del fascino indimenticabile nell'aver scoperto sotto le stelle l'universo delle produzioni bollywoodiane. A LAGAAN (ONCE UPON A TIME IN INDIA) era infatti riuscita l'impresa di rivelare a un vasto pubblico un panorama cinematografico immenso (800 film prodotti all'anno, milioni di spettatori) ancora sconosciuto ai più. Oltre a un modo di proporre lo spettacolo ritenuto perso da sempre: una storia condivisibile, una interminabile partita di cricket fra i colonizzatori inglesi e i poveri contadini locali, avente in premio l'annullamento di una tassa ingiusta. E poi l'amore contrastato, le musiche, le danze, gli sfondi sontuosi; e colori, costumi, coreografie a disposizione di attori generosi, dalle mimiche ormai ritenute eccessive dalle nostre parti. Che ci riconducevano, però, a codici obsoleti ma per nulla sgradevoli.

Con questo MOHENJIO DARO Ashutosh Gowariker ritenta, 15 anni dopo, un'operazione che allora lo aveva condotto fino agli Oscar. Certo, con l'effetto sorpresa in meno. La vicenda è pure intrigante: nella valle dell'Indo, addirittura all'epoca preistorica del rame, gli autori riesumano civiltà che hanno preceduto Atene e Roma, sulle quali esistono pochissimi riferimenti iconografici. Ne nasce un film fantasioso, un paradossale peplum masala; ma a proposito di un sito storico, Monhenjo Daro, effettivamente esistito. Un mito che, a causa dell'avidità imperante (ecco un aspetto che potrebbe anche essere d'attualità) sta per essere distrutto. Se non fosse per l'arrivo dalla campagna di un impavido coltivatore di indaco, che finirà per innamorarsi della figlia già promessa sposa del Sacerdote. Gli ingredienti dell'epopea romanzata ci sono tutti. Così come quelli dello spettacolo; a cominciare, ahimè, da un uso degli effetti numerici assai approssimativo. Di un'immagine resa così liscia dal computer da annullare l'effetto imprescindibile dei chiaroscuri: di quelle ombre benefiche che aggiungono il mistero. Soprattutto, celano il trucco. Si marcia allora allegramente all'inizio del film, assieme al fascinoso eroe Hrithik Roshan (16.375.529 like su Facebook) che si sbarazza con una misera fiocina di uno smisurato coccodrillo. Dopo bisogna stare al gioco; il che non è sempre evidente. 


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