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MISS PEREGRINE - LA CASA DAI RAGAZZI SPECIALI
(MISS PEREGRINE'S HOME FOR PECULIAR CHILDREN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 19 dicembre 2016
 
di Tim Burton, con Eva Green, Asa Butterfield, Chris O'Dowd, Allison Janney, Rupert Everett, Terence Stamp, Ella Purnell, Judi Dench, Samuel L. Jackson (Stati Uniti, 2016)
 

Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali è anche una favola, ma non esattamente destinata ai bimbi. Già per la sua storia, tratta dal bestseller del 2011 di Ramson Riggs: quella di un sedicenne della soleggiata Florida, al quale il nonno ebreo (Terence Stamp) racconta prima di morire di aver trascorso la propria infanzia nelle nebbie di un’isola al largo del Galles, per sfuggire alle persecuzioni naziste negli anni della Seconda Guerra mondiale. Partito per quei lidi misteriosi assieme al padre, Jake avrà di che soddisfare la propria curiosità. Scoprirà un luogo magico, come sospeso nel Tempo e nella Storia. E una comunità di orfani minacciata, oltre che dalle bombe tedesche, da più attuali hollowgast, una sorta di mostriciattoli malefici che ambirebbe nutrirsi delle loro pupille.

Pur sottoposti alla direzione dell’inquietante direttrice Miss Peregrine (un’affascinante Eva Green) capace di trasformarsi in falco e modificare il trascorrere del tempo, i ragazzini godono per loro fortuna di strabilianti caratteristiche soprannaturali. Non solo evolvono in una fascia atemporale che garantisce loro l’eterno incanto dell’infanzia; ma c’è Emma capace di librarsi nell’atmosfera, Millard protetto dalla sua invisibilità, Hugh capace di liberare sciami di api dalla propria bocca, Fiona che coltiva carote giganti e la deliziosa Claire con i suoi riccioli, provvista di una bocca vorace…sulla nuca.

Dietro a tutto ciò, l’avrete compreso, c’è soprattutto Tim Burton. Il visionario gotico del cinema moderno, un po’ normalizzato dalla critica e dimenticato dal pubblico dopo il disneyano Alice nel paese delle meraviglie (2010) e l’impersonale Big Eyes (2014). Ma pur sempre il cineasta per eccellenza della fede nelle fiabe, nella diversità e fragilità di Batman, l’esilarante sfrontatezza politica di Mars Attack, la tenerezza nel fantastico delirante di Sleepy Hollow e Sweeny Todd.

"Una versione spaventosa di Mary Poppins", l’ha definita l’autore. Ed è effettivamente impossibile ignorare l’energia straordinaria con la quale Burton riesce a penetrare nello spazio di libertà assoluta concesso al fantastico di Miss Peregrine. Quella quantità impressionante di tragicomici mostri: sempre creati nella tradizionale attenzione per il diverso che lo contraddistingue dagli esordi di Edward mani di forbice. Sempre nel segno di quelle certezze che valgano quanto il loro contrario. Con i cattivi che lo sono soltanto a metà. Cosi come i buoni, che non esitano a ricorrere agli stessi sistemi dei cattivi, pur di raggiungere i loro scopi.

Il cinema di Tim Burton è stato da sempre debitore dell’universo di quelle maschere. Non tanto indossate da chi deve nascondersi; ma destinate agli individui che non osano lasciare trasparire la propria fragilità. Ed è un po’ nella relativa carenza di quei sottofondi che la magistrale immaginazione creativa del regista in Miss Peregrine, la sofisticazione di un uso sorprendente del montaggio, l’utilizzo di un cast a dir poco privilegiato (Rupert Everett, Terence Stamp, Ella Purnell, Judi Dench, Samuel L. Jackson…) finiscono per suscitare tutta la nostra ammirazione. Non proprio la nostra commozione.

 

 


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