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YENTL Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 giugno 1984
 
di Barbra Streisand, con Barbra Streisand, Amy Irving, Mandy Patinkin (Stati Uniti, 1984)
 
C'è da sempre la tendenza ad arricciare il naso quando un attore passa alla regia. L'idea che l'attore sia uno strumento, una presenza; eventualmente, un divo, quindi un mito. Nel migliore dei casi una personalità che, fondendosi con quella del regista, riesce a significare un film. Ma la distinzione fra la mente, colui che sta dietro alla camera ed il braccio, magari avvenente ma pur sempre braccio finisce pur sempre con il collocare l'attore in una dimensione subordinata. Quando poi l'attore è di sesso femminile, come nel caso di Barbra Streisand, le cose sono ancora più difficili. Questo per dire che la fatica dell'autrice di Yentl, anche se la sua figura prepotente e talora gigiona non la rendono sempre e necessariamente simpatica, anche se il suo film è lungi dall'essere perfetto merita la nostra simpatia.

Adattando per lo schermo la novella di Isaac Singer, l'attrice-cantante aveva delle intenzioni fin troppo sottolineate: "descrivere una donna che vale quanto un uomo". Cosi la sua eroina e quella di Singer, vive in Polonia negli anni venti: ma in quelle comunità assidiche sono soltanto gli uomini ad avere il diritto al sapere. Mentre i maschi dissertano del Talmud nelle yeshiva, le donne preparano le mele cotte a casa, aspettando il marito. Scelto, ovviamente, dai genitori. Alla nostra Yentl non rimane quindi che una possibilità visto che preferisce i libri ai budini: tagliarsi i capelli (come avrete visto dalle foto su Paris-Match e Novella 2000), vestirsi da uomo, e istruirsi.

Ma la tesi del film non si limita a queste rivendicazioni femministe: la donna deve poter soddisfare le proprie aspirazioni intellettuali, esattamente come l'uomo. Ma, e la Streisand ci mette del suo, la conoscenza non basta. Ci vuole l'amore. E qui il film si complica, perbacco se si complica. Perché la Yentl travestita da studentello s'innamora dell'amico barbuto e virile (interpretato dal bravo Mandy Patinkin). Questi è innamorato di una buona pacioccona che però gli è rifiutata dalla famiglia. Cosa non va a pensare l'innamorato barbuto? Visto che deve perdersi la fidanzata, tanto vale che sia il suo amico a sposarsela. L'amico che, come abbiamo visto, è la Yentl travestita. Ma non è finita: la Yentl è cosi innamorata del barbuto che proprio non riesce a dirgli di no. E si sposa, tanto per fagli piacere e non perderlo di vista, la fidanzata.

Come la protagonista, e gli autori del film escano da una situazione del genere non ve lo diciamo. Non solo per non togliervi il piacere ma anche perché è troppo complicato. Ma se abbiamo accennato a questo imbroglio molieriano è proprio per spiegarvi che Yentl è come spaccato in due: fatto di un film piuttosto brutto, e di un altro piuttosto curioso. La metà brutta non è forse quella che s'aspettava che fosse la Streisand regista. Perché è quella nella quale ha messo tutto il peso non solo dei suoi sforzi, ma anche dei milioni di dollari. Parliamo della ricostruzione d'ambiente, tutto l'inizio del film: figuranti in su e in giù per le strade del villaggio, la pescivendola che propone il merluzzo, i bambini che rincorrono le oche, i suonatori che non si sentono perché coperti dall'invadente musicante ufficiale del film, il Michel Legrand. Un tempo finissimo compositore e buon jazzista, ora invasato sviolinatore che difatti l'Oscar non poteva non cascarci.

Il pittoresco di maniera, fotografato col flou dietro agli alberi dal fotografo di BARRY LINDON, David Watkin. E con naturalmente lei la Barbra, in tutte le salse. Perché non è certamente una che si tira indietro. Poi c'è l'altra metà, quella curiosa. Che è quella matta, alla quale abbiamo accennato.Con l'intrigo che diventa sempre più inverosimile e con lo spettatore che non abbandona la sala (come si poteva anche temere dopo la prima mezz'ora con le oche e le cicogne) perché proprio si chiede come mai faranno a cavarsi da quel casino, più spirituale che materiale, le belle menti che l'avevano escogitato.

Dietro a tutto ciò, si dirà, c'è la mano di Singer. A parte il fatto che lo scrittore e l'attrice se ne sono dette di ogni specie (" la signora Streisand sta dappertutto, e l'assente è la povera Yentl " - " Singer è ben noto per la sua misoginia, che è quella contro la quale Yentl si batte... ") non è vero che tutto quanto della regia abbia perso di smalto. Gli attori, ad esempio, sono ottimamente diretti: a cominciare da lei stessa, più misurata del solito. E c'è un'indubbia pietà, una commozione sincera in quel riandare alle tradizioni ed ai sentimenti che non sono rivisti con la precisione dello storico. Ma con l'amplificazione , non disdicevole, della memoria.


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