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PROVACI ANCORA SAM
(PLAY IT AGAIN, SAM)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 29 giugno 1973
 
di Herbert Ross, con Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Jerry Lacy, Susan Anspach, Jennifer Salt (Stati Uniti, 1972)
 
Da una mitica battuta di Humphrey Bogart in CASABLANCA, il titolo del terzo film “con” Woody Allen e non “di” Woody Allen. Che non dispiacerà comunque agli aficionados del disuguale, a tratti goliardico, ma comunque unico grande talento comico degli ultimi anni. E, probabilmente, di alcuni fra i prossimi. Scrittore e sceneggiatore, il suo cinema è come le sue frasi:

“Ho un solo rimpianto nella vita, ed non è di essere qualcun altro”.

“Non solo Dio non esiste, ma provatevi a trovare un idraulico durante il weekend…”.

"Volevo diventare un agente del FBI, ma ci voleva un metro e ottanta di statura e venti su venti di vista. Allora ho deciso di diventare un grande criminale. Ma ci voleva un metro e ottanta di statura e venti su venti di vista”,         

“Portavo sempre una pallottola nel taschino all'altezza del cuore. Un giorno qualcuno mi ha tirato contro una bibbia e la pallottola mi ha salvato la vita…”.

“Il punto per tanto è: esiste qualcosa fuori di noi? E perché? Ed devono fare tutto quel rumore?”

"Provo un intenso desiderio di tornare nell'utero… Di chiunque. "

Woody Allen è l'unico grande talento comico che sia comparso sugli schermi dopo Jerry Lewis. Anche se questo film non è diretto da lui stesso, come i due precedenti e come un terzo che è uscito recentemente in Europa, l'intelligenza di Allen, la sua umanità emergono egualmente. Certo, la costruzione del film non possiede quella tipica poesia dell'assurdo che distingueva PRENDI I SOLDI E SCAPPA e BANANAS. La sceneggiatura è più prevedibile e convenzionale. Ma è proprio il finale, nel quale in molti hanno creduto di ravvisare una debolezza romantica dell'opera, che sottolinea l'interesse ed il valore del personaggio di Allen.

Il finale, con Allen protagonista ricalca alla perfezione le scene conclusive del film di Bogart, che avevamo visto proiettate all'inizio. Allen si osserva cioè nelle vesti di Bogart. Ed in questo distacco dell'autore nei confronti del proprio personaggio sta la grandezza del comico, ne fa un attento osservatore dell'individuo degli anni Settanta, con le sue debolezze, le sue aspirazioni e le sue ribellioni più o meno velleitarie. La comicità di Allen non è cioè semplice virtuosismo comico: ma è un intervento critico sulle condizioni di vita contemporanee, un'analisi profondamente umana di come l'uomo reagisce a queste condizioni.


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