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JOKER: FOLIE A DEUX Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 ottobre 2024
 
di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Zazie Beetz, Catherine Keener, (Stati Uniti, 2024)
 

Poche settimane dopo Venezia, ecco che JOKER: FOLIE A DEUX è già nelle sale. E' il degno successore, meglio dirlo subito , del Joker numero uno. Quello che, nel 2019, raccolse attraverso il mondo (oltre a due Oscar e un Leone veneziano) la bellezza di più di un miliardo di dollari. Pur accusato in America come in Cina di veicolare violenza e immoralità, risultò il film vietato ai minori dai migliori incassi di sempre.

Certe contraddizioni sembrano affiorare. Ma perlomeno, supposti specialisti partigiani o detrattori   dovrebbero limitare i danni, evitando di pigramente giudicare un film nell'identico, spicciativo verso. Non fosse che per accorgersi di come JOKER: FOLIE A DEUX sia volontariamente stato costruito, a torto o a ragione, in opposizione al proprio predecessore.

Al Todd Phillips del primo episodio quel genere d'inversione di rotta è sempre piaciuto. Tal volta riuscito, altre meno. Duecentomila dollari. messi a disposizione di un regista cambiano tante cose, specie se associate a due nomi, Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Una presenza non solo stimolante, ma per il film straordinariamente innovativa: sufficiente per risultare determinante.

Così, se il Joker di prima viveva un prequel completamente inedito, alla stessa maniera oggi si tratta di un sequel diventato quasi un musical. Ma anche qui, più intristito che comico, più tragico che referenziale, di certo più aggressivo di quello della primitiva trilogia girata da Christopher Nolan e protratta dal 2005 del cupo BATMAN BEGINS a IL CAVALIERE OSCURO (2008) e THE DARK KNIGHT RISES nel 2012.

Ormai l'avevamo capito, scrivevamo allora, c'è Batman e Batman. C'era stato quello debitore del miitico cartoon, ma rivisto dall'universo fiabesco e delirante così gotico da ricordare il sommo METROPOLIS di Fritz Lang, del capolavoro di Tim Burton nel 1989. Quindi,, quello tutto da dimenticare degli anni Novanta, sproloquio da effetti speciali e videoclip di Joel Schumacher, BATMAN FOREVER e BATMAN & ROBIN. Ma poi, a distanza siderale dal precedente conformismo benevolo dei Superman derivati dai comics, il  Phoenix del 2019 imponeva la sua traccia definitiva. La serie sbalorditiva di mutazioni di Arthur Fleck, il clown, il cabarettista fallimentare al quale non riesce piÙ di divertire, malgrado la risata isterica e incontrollabile che non lo abbandona. Fragile Arthur, eterno perdente di umilianti ingiustizie. Vittima, sempre meno sentimentale, di una deriva sempre più patologica. Al quale il destino, sotto il trucco e le vesti sgargianti, aveva da tempo assegnato la maschera e la sofferenza.

Miseramente smagrito di 23 chili, abbruttito dai medicamenti, nel labirinto claustrofobico della prigione l'ultimo Arthur Fleck muta ancora. Il suo sguardo s'incrocia con quello di una magica Lady Gaga. Sarà l'ultima occasione perchè il Joker possa finalmente farsi amare? In un film imperfetto e strano che si fa  musical trattenuto e quasi commovente, disordinato ma straordinariamente libero, si perdono cosi le illusioni del sogno americano. 

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A few weeks after Venice, here is JOKER: FOLIE A DEUX is already in theaters. It is the worthy successor, better said now , of Joker number one. The one that, in 2019, collected through the world (in addition to two Oscars and a Venetian Lion) the beauty of more than a billion dollars. Although accused in America as in China of conveying violence and immorality, it turned out to be the highest-grossing R-rated film ever.

Certain contradictions seem to surface. But at the very least, supposed partisan specialists or detractors should limit the damage by not lazily judging the film in the identical, spic-and-span direction. If only to realize how JOKER: FOLIE A DEUX was voluntarily constructed, rightly or wrongly, in opposition to its predecessor.

The Todd Phillips of the first episode always liked that kind of reversal. Sometimes successful, sometimes less so. Two hundred thousand dollars. put at a director's disposal changes a lot, especially when associated with two names, Joaquin Phoenix and Lady Gaga. A presence not only inspiring, but for the film extraordinarily innovative: enough to prove decisive.

Thus, if the Joker from before experienced a completely unprecedented prequel, similarly today it is a sequel that has become almost a musical. But even here, more saddened than comic, more tragic than referential, certainly more aggressive than that of the early trilogy filmed by Christopher Nolan and protracted from 2005's dark BATMAN BEGINS to THE DARK KNIGHT (2008) and THE DARK KNIGHT RISES in 2012.

By now we had figured it out, we wrote then, there is Batman and Batman. There had been the one indebted to the mythic cartoon, but revised from the fairy-tale, deliriously gothic universe so gothic it reminded us of Fritz Lang's supreme METROPOLIS, of Tim Burton's 1989 masterpiece. Then,, that all-too-forgettable 1990s special effects claptrap and video clips from Joel Schumacher's BATMAN FOREVER and BATMAN & ROBIN. But then, at a sidereal distance from the previous benevolent conformism of comic-derived Superman, the 2019 Phoenix imposed its definitive track. The staggering series of mutations of Arthur Fleck, the clown, the bankrupt stand-up comedian who can no longer entertain, despite the hysterical, uncontrollable laughter that does not leave him. Fragile Arthur, eternal loser of humiliating injustice. Victim, less and less sentimental, of an increasingly pathological drift. To whom fate, beneath the make-up and garish robes, had long since assigned mask and suffering.

Wretchedly slimmed down by 23 kilos, daubed by medication, in the claustrophobic labyrinth of the prison the latest Arthur Fleck still mutates. His gaze crosses with that of a magical Lady Gaga. Will this be the last chance for the Joker to finally make himself loved? In a flawed and strange film that becomes restrained and flamboyant musicals, messy but extraordinarily free, the illusions of the American dream are thus lost. 

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