Fumagalli
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Pearl Harbor non fu uno scherzo: l'attacco a sorpresa dei giapponesi del 7 dicembre 1941 durò un'ora e mezza, distrusse una quindicina di vascelli da guerra e 188 aerei. E duemila americani; a parte i feriti e (per adeguarmi al tono del film) i giapponesi (un centinaio). PEARL HARBOR, di Michael Bay, è una barzelletta: per un'ora e passa si resta in attesa del famoso bombardamento, che la moltiplicazione digitale degli aerei (di quelli giapponesi ne rimangono in circolazione ancora sei) e dei fuochi al bengala rende sufficientemente spettacolare. Ma, nel tentativo maldestro di rifare il colpo riuscito al James Cameron di TITANIC, il cataclisma epico si vorrebbe riflesso nelle vicende dei destini più umili: che qui sarebbe un triangolo soap - amoroso di tre ore in cui l'amico del cuore si appropria della sua bella solo perché lo ritiene morto nella battaglia aerea della Manica. Ma si sa com'erano i mezzi di comunicazione quando Hitler e gli altri rompiscatole turbavano la pace degli antenati pacifisti di George Bush: uno arrischiava di cascarci. Proprio come succede agli ignari ed innocenti spettatori del film più caro (fino al prossimo) della storia del cinema.
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Articolo:
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Alla TV:
Sì
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Uscita in DVD:
Sì
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Streaming:
Sì
No
Dall'archivio:
Sì
No
Datarecensione:
(es. 31/12/01)
Datainserimento:
(es. 31/12/01)
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