Fumagalli
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L'invisibilità, lo sosteneva già Platone, libera gli istinti. Quando l'uomo invisibile indossa una maschera non per nascondersi, ma per "essere visto", ci si rende conto di come L'UOMO SENZA OMBRA (HOLLOW MAN) avrebbe potuto essere un'affascinante riflessione sull'evidenza e l'ambiguità delle apparenze. Nato come una sfida a Dio, piuttosto che a quella degli effetti digitali che ormai permettono di tutto (anche se la scena di scarnificazione, con il corpo del protagonista che si scioglie in voluttuose ramificazioni possiede un suo fascino morboso), il film di Paul Verhoeven parte sul piede giusto. Sull'idea che un individuo, una volta liberato dal peso morale dello sguardo altrui, una volta emancipato da ogni condizionamento sociale, autorizzato ad agire impunemente, sceglierà necessariamente il male. Solo che l'autore di BASIC INSTINCT e di SHOWGIRLS fatica a liberarsi del proprio marchio di cineasta sessualizzato: e subito svicola sulle possibilità erotiche offerte, oltre che alla cinepresa a chi è ormai libero d'intrufolarsi indisturbato nella camera da letto della vicina top model. Altro tema, quello del voyeurismo, che il cinema è in grado di privilegiare a meraviglia. Ma la coerenza, per non parlare degli sforzi metafisici non sembrano essere decisamente alla portata dell'olandese emigrato ad Hollywood: che con tutte quelle belle premesse non trova di meglio che risolvere i suoi quesiti con i trucchi più pigri del film d'azione.
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Alla TV:
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Uscita in DVD:
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Dall'archivio:
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Datarecensione:
(es. 31/12/01)
Datainserimento:
(es. 31/12/01)
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