Mathieu Amalric è dapprima proiettato nel ricordo di un adolescente che finisce a Minsk nel corso di un gita scolastica; porterà soldi alla Resistenza, e il proprio passaporto a un giovane ebreo.
Il ritorno in Francia, gli amori giovanili, la letteratura, i rapporti con la madre lasciano presagire le storie che l’autore di raffinate ragnatele ha costruito da sempre? Meglio, poiché questo Arnaud Desplechin dei tre momenti riandati nel titolo, oltre all’abituale disinvoltura linguistica, sopporta ormai il peso del film- somma.
In quell’affresco di una società, oltre che di una giovane scontrosa, che finirà come una riflessione sull’impossibilità di concretizzare la propria felicità, nascono tanti quadri, molti ambienti, e musiche, ispirate con una maturità che è ormai si esprime in modo sovrano. Come da sempre, di testa; ma che questa volta dovrebbe soddisfare anche coloro che non disprezzano il ventre.