Fumagalli
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Film come questo sembrano fatti apposta per alimentare le polemiche (paradossalmente: poiché la sua caratteristica prima è proprio la serenità, la compiutezza lontana da ogni eccesso. Ma non è proprio questo che continuiamo a rinfacciare all'ex ragazzo terribile della critica francese?): di LE DERNIER METRO è infatti facilissimo dire del bene, altrettanto facile sparlare.
Una storia ben radicata nel tempo e nello spazio: nella Parigi dell'occupazione, un teatro continua coraggiosamente ad esistere. (L'ultimo metro in questione è quello della notte, che riporta a casa
prima del coprifuoco, i frequentatori della vita notturna). E nelle cantine del teatro il direttore, ebreo e ricercato dalla polizia, si nasconde ma senza abdicare al proprio ruolo. Grazie ad un sotterfugio egli riesce infatti a dirigere gli spettacoli che si svolgono al piano di sopra.
Due elementi hanno sedotto sicuramente Truffaut: la possibilità di ricreare un'epoca, e quella di rappresentare il mondo del teatro. Le due cose gli riescono in modo impeccabile: la Parigi labirintica e crepuscolare (splendida fotografia del celebre Nestor Almendros) di quegli anni nasce con facilità e felicità. Ed il mondo del teatro gli permette, cosi come quello del cinema dei tempi di EFFETTO NOTTE di giocare sul fascino della rappresentazione, sul doppio gioco della realtà e della finzione, sugli specchi talvolta incantati che permettono acrobazie di significati. Il senso della misura è quello che maggiormente colpisce: tra commedia e dramma, illusione e realtà, amore e morte, tutto si orchestra con grande equilibrio, in nome di quella regola d'oro, che è dello spettacolo ma anche della vita, "e lo spettacolo continua".
E allora, come confessare che le evoluzioni, di per sé inappuntabili del trio tradizionalmente caro a Truffaut (ricordate JULES ET JIM?) si ammirano (Catherine Deneuve si ritrova un ruolo a priori perfettO per la propria immagine di marca: ghiaccio di fuori e fuoco di dentro), si giustificano perfettamente, ma lasciano anche parzialmente indifferenti?
LE DERNIER METRO è un bell'oggetto levigato, ma nel quale si vorrebbe scoprire qualche ruga rivelatrice. Gira e rigira, si ritorna sempre allo stesso discorso. Truffaut era un critico veemente ed eccessivo: ogni volta che vedo qualche immagine della sua ormai lunga e più che dignitosa carriera, questa mi sembra denunciare, innanzitutto, una preoccupazione. Far dimenticare quel Truffaut; e farci ammirare quello della misura e della compostezza. Equilibrate, compiute le immagini di LE DERNIER METRO? Oppure accademiche? Fate voi; avrete capito da quale parte, mio malgrado propenda.
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Datarecensione:
(es. 31/12/01)
Datainserimento:
(es. 31/12/01)
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