Fumagalli
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Tornano i vampiri. Ma non aspettatevi che siano quelli che hanno reso immortale uno dei grandi miti del cinema. Non quelli tutto canini appuntiti e pallori diabolici, in genere ispirati al celebre Dracula, romanzo ottocentesco di Bram Stoker; a partire dalla somma riflessione sui rapporti fra l'Uomo e il Male del NOSFERATU di Friedrich Murnau, tra non molto ormai centenaria. Passando quindi per quelli ormai horror di Terence Fisher con Christopher Lee, o per l'irresistibilmente grottesco del PER FAVORE NON MORDERMI SUL COLLO di Polanski nel '67, o il raffinato rifacimento di Herzog con Klaus Kinski e l'evanescente Isabella Adjani, fino al DRACULA post-moderno di Francis Coppola negli anni Novanta; dove ad essere vampirizzata è ormai la nostra epoca che, ad immagine del Cinema, sembra svuotarsi in una vana rappresentazione di sé stessa.
Dieci anni dopo, il vampiro è un adolescente un po' smunto ma più che carino, dai modi impeccabili, saggiamente vegetariano, contrario a ogni forma di violenza; a meno che si tratti di porre i propri poteri sovrumani in difesa della fidanzatina che gli siede accanto sui banchi di scuola. Come tutta la sua famiglia, che abita (alla luce del sole ) in una splendida villa design sprofondata nel bosco, Edward fa parte dei vampiri buoni e non aspira che a confondersi con gli umani che popolano la cittadina bucolicamente piovosa dello Stato di Washington. Poi, si sa come vanno quelle cose: come in ogni passione amorosa contrastata dai tempi di Romeo e Giulietta il desiderio fatica ad adeguarsi al proibito, quanto l'assoluto amoroso ai pregiudizi sociali.
Non meraviglia allora che TWILIGHT sembri destinato a sfidare nell'immaginario giovanile addirittura il fenomeno Harry Potter. Una love story scolastica tratta dal primo dei bestseller (11 milioni di copie!) di Stephenie Meyer, che arrischia di sostituirsi a quella del celeberrimo, ma ormai grandicello, occhialuto con più di una freccia al proprio arco. Non fosse per il fatto che a questa prima versione firmata da Catherine Hardwicke bisogna riconoscere non poche qualità. Pittrice sensibile dell'universo adolescenziale, autrice di un primo THIRTEEN già su alcune turbolente tredicenni che avrebbe dovuto vincere a Locarno nel 2003. Non ancora qualcuno dalle parti di Gus Van Sant o di Larry Clark, ma una regista che sa muoversi con delicatezza e intelligenza fra gli slanci romantici, la tentazione del rischio, l'apertura al diverso, l'esigenza della purezza come della pulsione, tipiche del passaggio all'età adulta e che condivideranno anche gli spettatori che quel salto già l'hanno compiuto.
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Datarecensione:
(es. 31/12/01)
Datainserimento:
(es. 31/12/01)
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