Fumagalli
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Tutti assieme verso l'infinitamente, inebriantemente grande. I fortunati fratelli Wachowski hanno avuto tutto il tempo (tre anni) e tutto il superfluo (trecento milioni di dollari, ma niente paura: 42,5 sono già stati ricuperati nel solo primo giorno di proiezione USA) per trastullarsi a fabbricare ciò non è ormai più un film. Ma una somma strabiliante (mai raggiunta con tale bulimia: il che giustifica il fatto si possa trovare il tempo di filosofeggiarci sopra) di effetti speciali digitalizzati. E nemmeno fini a sé stessi, a voler ben guardare: in quanto destinati a concludersi (ma che dico, a significarsi, a giustificarsi) nei videogiochi e gadget che saranno messi in vendita subitissimo.
La regola piuttosto ripetitiva dei predicozzi New-Age che si alternano alle scene di azione del primo episodio è conservata in questo seguito. Ma, forse, la cosa più curiosa dell'impresa è che, in un film tutto pensato sull'uso assolutamente artificiale dell'immagine, si tenti di farci partecipi di una storia futura che narra (si fa per dire) della lotta intrapresa dagli ultimi "umani" sopravvissuti nei confronti di disumani che cercano di conquistare l'universo grazie al potere assoluto delle macchine.
Marketing mostruoso che obbliga lo spettatore a seguire il gioco fino in fondo pena l'esclusione, somma di prodezze tecnicistiche ( il "tempo sospeso" del primo episodio è sostituito dalla moltiplicazione numerica dell'identico avversario) che rendono possibile ogni manipolazione, di un attore, di un angolo di ripresa, di un inseguimento automobilistico, filosofia pseudo zen che vuole affondare la propria memoria cinematografica nei Kubrick, Ridley Scott, Tsui Hark, tigri e dragoni e kung-fu, MATRIX RELOADED anticipa forse gli umori di un avvenire nel quale l'organico ed il virtuale faticheranno sempre di più a distinguersi uno dall'altro.
Ineluttabile o meno, è un avvenire tutto da giudicare al momento venuto. MATRIX RELOADED cambia forse (qualcuno dice per sempre) l'uso dell'immagine: poichè tutto è possibile, tutto (e nulla) diventa credibile ed identificabile. Sarà. Ma, da Giotto a Tarkovski e Resnais l'illusione, la rimessa in questione delle apparenze, non erano già al centro delle preoccupazioni dell'artista? Digitale o meno, la qualità (di quello che chiamavamo uno sguardo, ed ora possiamo forse dire di un uso) rimarrà la condizione essenziale alla riuscita di un'opera d'arte o anche solo di uno spettacolo.
In questo senso MATRIX RELOADED insegna qualcosa. Fin tanto che inventa uno straordinario inseguimento in autostrada (autostrada vera, veicoli veri, personaggi apparentemente veri, evoluzioni impossibili permesse soltanto dall'uso allora esaltante del computer), fin tanto che riesce ad essere una specie di balletto elettronico, il film dei Wachowski funziona e diverte. Quando ribolle il pesce lesso Keanu Reeves assieme a compagni altrettanto inespressivi (pure la Bellucci, non illudetevi) in una faccenda nella quale un minimo di coinvolgimento esige un sforzo sovrumano, quando farcisce di discorsi da invasati una progressione drammatica inesistente, la ripetitività di MATRIX RELOADED diventa allora sorgente di una noia che ci rifiutiamo di credere sia soltanto generazionale.
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Datarecensione:
(es. 31/12/01)
Datainserimento:
(es. 31/12/01)
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