Godard, uno quasi si vergogna a scriverlo, è qualcuno nella storia del cinema che le quattro stelle le ha stampate in fronte: dopo che è apparso, nessuno al mondo ha più fatto cinema come prima. I film di Godard -sembra un paradosso- sono spesso meno grandi del proprio autore. Sono come frammenti di uno specchio prezioso, facile ad andare in mille pezzi. Sono da guardarsi, allora, pezzo per pezzo. Senza che sia necessario (anche perché sarebbe difficile riuscirci...) di ricomporre il tutto. Fate la prova con una videocassetta: prendendo a caso, partendo da metà piuttosto che dall'inizio, il godimento, se ha da esserci, sarà identico. NOUVELLE VAGUE è solo uno di questi frammenti: a sua volta, suddiviso in molte facce, impossibili da ordinare (una vaga storia di eterni ricominciamenti -le nuove onde di cui dice un titolo non solo cinefilo-, di personaggi e situazioni che si rinnovano in una villa sulle rive del lago Lemano). E, soltanto, eventualmente, da rimirare. In queste condizioni, di film in film, c'è chi rimira. E chi sta a guardare. In NOUVELLE VAGUE ho rimirato meno che in JE VOUS SALUE MARIE o in PRENOM CARMEN: spezzoni musicali, più o meno colti, che invadono lo schermo, citazioni varie, una splendida panoramica mentre si spengono le luci nella villa, due nubi nere che si sovrappongono mentre si prepara il temporale. È molto? È poco? Probabilmente importa poco: Godard, anche questo ci si vergogna a scriverlo, resta Godard. (Dimenticavo Delon: va benissimo, ma se c'era un altro al posto suo andava egualmente bene.)