Fumagalli
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Il Casanova di questo strano incontro fra un regista giovane e promettente ed un attore celebrato e stanco è quello dell'esilio: in attesa di essere richamato a Venezia, per far la spia al servizio degli sbirri. Ed è proprio questa stanchezza che Delon avrebbe dovuto mettere al centro dell'interpretazione, non fosse perché è proprio lui ad essere al centro dell'operazione tutta.
Di Edouard Niermans ricordavamo, oltre al suo ottimo esordio locarnese con un - al solito - vagamemte autobiografico ANTHRACITE, il successivo POUSSIERE D'ANGE: poliziesco non proprio dalle intenzioni limpide, ma con una superba ambientazione alla PROVIDENCE. Mettendo cioè assieme pezzetti di Marsiglia, Lione, Parigi per farne un tappeto di misteriose esercitazioni. Qui si danna l'anima per far vincere all'immutabile ("piuttosto che invecchiare ed imbruttire, mi tiro un colpo alla Hemingway"... ) Alain Delon quella Palma che dovrebbe coronare non si sa più quale inavvicinabile sublimità. Complice la sceneggiatura di Carrière, come succede quasi sempre in questi casi, il film gli si fa boomerang tra le mani: contaminando financo quel meraviglioso Fabrice Luchini che a colpi di lazzi un po' miserelli, un occhio alle servette e due sentenze tipo ruota della fortuna è costretto ad una insospettabile caricatura di sè stesso.
In una cornice dignitosa e vana, Casanova con i suoi rimpianti, solitudini e più sfumate malinconie se ne rimane ovviamente dalle parti di Fellini.
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Dall'archivio:
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Datarecensione:
(es. 31/12/01)
Datainserimento:
(es. 31/12/01)
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