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FOGLIE AL VENTO - FALLEN LEAVES
(KUOLLEET LEHDET)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 dicembre 2023
 
di Aki Kaurismäki, con Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu (Finlandia, 2023)
 

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Sei anni sono trascorsi. Già allora ricordavamo come L'ALTRO VOLTO DELLA SPERANZA  distava sei anni dal precedente, lo splendido MIRACOLO A LE HAVRE. L'inconfondibile finlandese ritornava sul suo trittico, rifletteva su una condizione eterna, quella non di certo risolta dei migranti. E, una volta ancora con un capolavoro, uno stile inconfondibile. Quello che permette ad Aki Kaurismaki di fondere come nessun altro la realtà al surrealismo, la commozione all'ironia, la poesia che dilaga senza addolcire la virulenza della denuncia.

A Kaurismaki, 66 anni, non occorre stravolgere nel tempo i suoi film. Gli basta affrontare quasi con noncuranza l'impossibile equilibrio fra energia politica e gioia nella musica, essenzialità del racconto e malinconia, spregiudicatezza e umorismo, originalità nell'espressione e autenticità nel quotidiano.dei propri personaggi.

Dopo una serie inimitabile di 17 lungometraggi, tutti destinati a fustigare, come a profittare dell’assurdità del mondo in cui viviamo, la qualità e la coerenza della visione di Aki Kaurismaki rimane intatta, sempre più emozionante nella evidenza semplice delle sue immagini. Così, in FOGLIE AL VENTO, sembra osservare alle spalle, con aria  quasi disincantata, la nascita di una specie di amore. fra lei, impiegata al supermercato che si porta a casa qualche articolo scaduto anziché buttarlo nell'immondizia. E lui, Holappa, il metalmeccanico eventualmente ligio al proprio ruolo, ma troppo amante degli alcolici. S'incontrano al karaoke, ma lei torna al suo appartamentino smunto, con la tv nello sfondo che aggiorna sull'Ucraina. Più tardi, in qualche modo, finiranno al cinema, dove si proietta un film di Jim Jarmusch. Ma lui perde il pezzetto di carta sul quale aveva scarabocchiato il numero di telefono di lei.

Qualcuno dice di Kaurismaki (e di qualche altro) che fanno sempre lo stesso film. Non è vero. E' come dire che Monet ha dipinto sempre lo stesso quadro, Charlie Parker improvvisato sul medesimo blues, Shakespeare  l'identico dramma. FOGLIE AL VENTO non è molto dissimile da OMBRE IN PARADISO, LA FIAMMIFERAIA o L'UOMO SENZA PASSATO. Ma come è sempre successo con i suoi lungometraggi Kaurismaki vi ha ha aggiunto ora dei piccoli dettagli, una nuova semplicità. Un'evidenza. CHe rende ormai ogni suo film una consolazione, in contraddizione con il tempo che gli sta scivolando via.

* Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagall

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Six years have passed. We already remembered how THE OTHER FACE OF HOPE was six years after its predecessor, the splendid LE HAVRE. The unmistakable Finn returned to his triptych, reflecting on an eternal condition, the unresolved one of migrants. And once again with a masterpiece, an unmistakable style. The one that allows Aki Kaurismaki to fuse, like no other, reality with surrealism, emotion with irony, poetry that spreads without softening the virulence of denunciation.

Kaurismaki, 66, does not need to distort his films over time. It is enough for him to deal almost carelessly with the impossible balance between political energy and joy in music, essentiality of storytelling and melancholy, unscrupulousness and pure humour, originality of expression and authentic rendering in the everyday. of his characters.

After an inimitable series of 17 feature-length films, all of them intended to flog, as it were, the absurdity of the world in which we live, the quality and coherence of Aki Kaurismaki's vision remains intact, ever more exciting in the simple evidence of his images. Thus, in FALLEN LEAVES  (LEAVES IN THE WIND), he seems to observe from behind, with an almost disenchanted air, the birth of a kind of love. Between her, a supermarket employee who takes home a few expired items instead of throwing them in the rubbish. And him, Holappa, the metalworker who may be dutiful in his role, but is ultimately too fond of alcohol. They meet at karaoke, but she returns to her dingy flat with the TV in the background, which is updating on Ukraine. Later they somehow end up at the cinema, where a Jim Jarmusch film is showing. But then he loses the scrap of paper on which he had scribbled her phone number.

Some say of Kaurismaki (and a few others) that they always make the same film. They don't. It's like saying that Monet always painted the same picture, Charlie Parker improvised on the same blues, Shakespeare the identical play. LEAVES IN THE WIND is not very dissimilar to SHADOWS IN PARADISE, THE MATCH FACTORY GIRL or THE MAN WITHOUT A PAST. But as is always the case with his feature films, Kaurismaki has added small details, a new simplicity. An evidence.Which now makes each of his films a consolation, in contradistinction to time slipping away.

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