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Primo film di Todd Field dopo quindici anni di assenza, discesa agli inferni da parte di una celebre direttrice d'orchesta, splendido, sapiente e pure troppo lungo,TÀR permette a Cate Blanchett una memorabile interpretazione sopra le righe.

TÀR è un film diverso e accattivante, affascinante e disordinato: ad immagine della sua protagonista; che non a caso sta alimentando adesioni entusiastiche accanto a riserve sdegnate. Non a caso. In quanto lo spettatore è innanzitutto condotto genialmente per mano quando si tratta di porsi le prime domande. Ma è un personaggio vivo e vegeto la Lydia Tär del titolo? Direttrice, ovviamente fino al dispotismo assoluto, nientedimeno che dell'Orchestra Filarmonica di Berlino, una delle più importanti al mondo. Apertamente lesbica, oltre che sposata con la prima violinista dell'orchestra, e pure madre di una figlia adottata dall'origine siriana.

Una donna di potere in un ruolo quasi esclusivamente maschile, in questi giorni ferocemente contestato dalla direttrice "vera" dell'orchestra di Baltimora, Marin Alsop. Ma che nel film si vuole allieva di Leonard Bernstein, riscoprire un tempo innovativo dirigendo la Quinta sinfonia di Mahler, accogliendo la nuova giovane violinista... Trasfigurato dalla violenza interpretativa di Cate Blanchett, la sdegnosa superiorità esistenziale di Lydia, l'arte corrotta della manipolazione, l'aggressività della predazione sessuale, inizierà a consumarne il potere.

Il tempo, lo spazio musicale si riflette allora su quello cinematografico, di un rigore che contrasta con il disordine disperato della protagonista. La vertigine del montaggio, la dimensione scultorea degli spazi, la prepotenza del sonoro riescono a Tod Field sulle ali di una rara padronanza espressiva. Quasi a sfidare certe lunghezze e incomprensioni dell'ambizione creativa. 

 * Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagalli

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Todd Field's first film after an absence of fifteen years, a descent into hell by a famous orchestral conductor, splendid, wise and even too long, TÀR allows Cate Blanchett a memorable over-the-top performance.

TÀR is a film that is different and captivating, fascinating and messy: in the image of its protagonist; which, not by chance, is fuelling enthusiastic adhesions alongside outraged reservations. Not by chance. Inasmuch as the viewer is first and foremost genially led by the hand when it comes to asking the first questions. But is the Lydia Tär of the title a living and breathing character? Director, obviously to the point of absolute despotism, of none other than the Berlin Philharmonic Orchestra, one of the most important in the world. Openly lesbian, as well as married to the orchestra's first violinist, and also the mother of an adopted daughter of Syrian origin.

A powerful woman in an almost exclusively male role, fiercely contested these days by the 'real' conductor of the Baltimore orchestra, Marin Alsop. But who in the film wants to be a student of Leonard Bernstein, rediscovering an innovative time by conducting Mahler's Fifth Symphony, welcoming the new young violinist... Transfigured by Cate Blanchett's interpretative violence, Lydia's disdainful existential superiority, the corrupt art of manipulation, the aggressiveness of sexual predation, will begin to consume her power.

Time, the musical space is then reflected in the cinematic one, of a rigour that contrasts with the desperate disorder of the protagonist. The vertigo of editing, the sculptural dimension of spaces, the overbearingness of sound succeed Tod Field on the wings of a rare expressive mastery. Almost defying certain lengths and misunderstandings of creative ambition.

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