In epoca di visionamenti di pochi minuti al telefonino non sarà la soluzione universale. Tanto più che non priva da pericoli di altra specie, come abbiamo potuto constatare da una insperata proiezione anticipata di Blade of the Immortal, il film (destinato a Cannes 2017 fuori concorso) firmato da un grande del cinema asiatico, Takashi Miike.
Questa lunga vicenda, dovutamente ambientata nell’epoca mitica dei samurai, era attesa freneticamente in Giappone non tanto per la fama d’autore di Miike; ma per essere tratta da una popolarissima serie manga di Hiroaki Samura, in auge dal 1993 al 2015.
Ebbene, il risultato conferma il virtuosismo straordinario del cineasta: che culmina in un’allucinante sequenza dove al protagonista, solo con la propria spada, riesce l’impresa (storica, pare) di stendere al suolo la bellezza di 100 colleghi spadaccini.
Ma la drammaturgia della pellicola, costretta a concentrare nei suoi 140 minuti tanti anni di personaggi e accadimenti cari ai suoi lettori, finisce per afflosciarsi.