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VANILLA SKY
(VANILLA SKY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 febbraio 2002
 
di Cameron Crowe, con Tom Cruise, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Kurt Russell (Stati Uniti, 2001)
 
Succede che dietro la realtà di uno dei soliti film che il vostro cronista si fa un dovere di recensire si nasconda, talvolta qualcosa di assolutamente più divertente dell'oggetto medesimo. Divertente, insomma; diciamo istruttivo. E ciò che sta dietro VANILLA SKY è certamente istruttivo.
Ricordate il trauma universale provocato dalla separazione della coppia più bella del mondo Tom Cruise - Nicole Kidman? Ebbene, Ciuffo ha certamente (basta un occhio distratto alla prima sequenza del film, poi ci torniamo) una generosità all'altezza della propria immagine oltre che dell'alta opinione di sé stesso. Decide quindi di un gesto, in occasione della separazione in questione, che non può che fargli onore: un omaggio alla coppia che sta sciogliendosi. E, poiché ha conosciuto, e giustamente ammirato un giovanissimo regista spagnolo ignorato in Europa e figuriamoci quindi a Hollywood, offre a Nicole ed a sé stesso un'encomiabile alternativa all'escursione ai Caraibi. Alla moglie, la possibilità di girare un film con un giovane quasi esordiente. A sé stesso, la possibilità di rifare - in meglio, è da supporsi - quanto l'ammirazione per il talento del giovanotto aveva destato in lui: un remake del secondo film di Alejandro Amenabar, APRI GLI OCCHI.
Il risultato? Buffo, logico o crudele, fate voi: perché il film girato da Nicole Kidman con Amenabar, GLI ALTRI, risulterà il capolavoro che molti di voi avranno ammirato. E VANILLA SKY, rielaborato da Ciuffo e filmato dal temibile Cameron Crowe, un'assurdità totale. VANILLA SKY riprende infatti alla lettera, passo dopo passo (ma come la mettiamo, allora, l'idea di un remake: che dovrebbe almeno giustificarsi con delle mutate regole espressive, storiche, o perlomeno spettacolari?) quel APRI GLI OCCHI girato appena quattro anni or sono. Piccolo film, in parte incompiuto a somiglianza del suo soggetto, ma sicuramente affascinante: una sorta, e dite poco, di VERTIGO alla rovescia. Se il mitico capolavoro di Hitchcock era infatti la storia di un uomo che tentava di ritrovare l'immagine della donna amata attraverso quella di un'altra, APRI GLI OCCHI era quella di qualcuno che non riesce a separare la sovrapposizione delle due donne che lo ossessionano. Va a letto con bionda, e si sveglia con la mora. O viceversa: perché non è proprio la comprensione logica di una storia (e questo è la sola cosa che accomuna APRI GLI OCCHI al suo remake VANILLA SKY) ad importare in un film che si costruisce sui confini labili che esistono fra sogno e realtà. Su quanto sia importante per ognuno di noi abbandonarsi - oppure, al contrario diffidare - dalle lusinghe del sogno.
Ma il film di Amenabar era racconto, tortuosamente (ma razionalmente) spezzettato nel tempo e nello spazio, che un giovane sfigurato da un incidente d'auto fa delle proprie esperienze: un itinerario che l'ha forse condotto all'omicidio. Su quei ricordi, che conferivano alla sceneggiatura la sola sicurezza drammatica sulla quale basarsi, si sovrapponevano progressivamente scene vissute a scene immaginate, in un intreccio progressivo fra realtà ed immaginazione. Fra esigenza di conoscenza, tipica dell'inchiesta poliziesca, e rimessa in questione della verità, caratteristica invece del mondo del fantastico. Come il protagonista de IL FANTASMA DELL'OPERA, quello dei due film deve nascondersi dallo sguardo altrui portando una maschera: e come nei labirinti mentali di un David Lynch, le vicissitudini di APRI GLI OCCHI si rivolgevano sempre più all'interno del portatore di maschera. L'interrogazione sulla propria identità, l'ambiguità ed il malessere (sempre utili quando si tratta di porre delle domande) si sostituivano cosi progressivamente alle regole più banali del thriller.

Tutto ciò nasceva dalla qualità dello sguardo del cineasta che dopo tre anni avrebbe realizzato THE OTHERS: tutto ciò si scioglie nella prolissa verbosità delle interminabili spiegazioni di ciò che non occorre sopratutto spiegare; e destinate allo sterminato popolo hollywoodiano di VANILLA SKY. Che, al posto di quella indispensabile ambiguità ha lo stesso sentore disinvoltamente anonimo del dopo- barba dell'editore di successo Tom Cruise mentre apre gli occhi nel suo loft a strapiombo su Central Park. Stesso sorrisino di autosoddisfazione sexy di quando si disfa del telecomando della tivù dimenticata ovviamente accesa durante la notte d'amore fra le lenzuola scure, si specchia in primissimo piano strappandosi il primo capello bianco di quarantenne in perfezione brushing, esce nel traffico (re - primo piano su cavallino rampante che sapete) al volante di fuoriserie.

Dettagli. Ma il cinema è fatto di questi, ed altri di VANILLA SKY che vi risparmio perché tutti del genere, che fanno la differenza.


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