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BOMBSHELL - LA VOCE DELLO SCANDALO
(BOMBSHELL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 settembre 2020
 
di Jay Roach, con Charlize Theron, Nicole Kidman, Margot Robbie, John Lithgow, Malcolm McDowell (Stati Uniti, 2019)
 

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Certe costanti, i cineasti come gli altri loro simili se le trascino nel corso di tutta una vita. Sul grande Dalton Trumbo, il mitico sceneggiatore inserito nella famigerata lista nera da McCarthy negli Anni Cinquanta, colpito quindi da interdizione al lavoro, undici mesi di prigione per essersi rifiutato alla delazione, costretto in seguito a scrivere dietro pseudonimo, il regista Jay Roach aveva girato uno dei suoi film più validi nel 2016, La vera storia di Dalton Trumbo. Forse non indimenticabile, se pensiamo all'invenzione delle immagini; ma che si alimentava però del proprio soggetto, dell'impegno morale, soprattutto della qualità dei propri attori. La cosa si ripete ancora in Bombshell - La voce della scandalo. Anche se lo scandalo che si vuol ricordare non è più quello del maccartismo ma del più recente #MeToo.

Proprio in quel medesimo 2016, un anno prima della clamorosa caduta di Harwey Weinstein, l'onnipotente Roger Ailes, il consigliere di Nixon, Reagan, Bush senior (oltre che della campagna elettorale di Donald Trump), direttore di Fox News, era costretto a dimissionare. Grethen Carlson (Nicole Kidman nel film), la  più celebre delle animatrici della rete televisiva ultra conservatrice, lo trascinava finalmente in tribunale per molestie sessuali, e violenze relative. Sola, in un primo momento: ma seguita infine dalla favorita di Ailes, Megyn Kelly (Charlize Theron). E dalla più recente delle sue vittime, l'unico personaggio inventato della pellicola, interpretato da Margot Robbie.

Tre donne, un tris che vedremo soltanto per un attimo inquadrate nell'ascensore dell'immensa redazione, tre star fulgide che da sole invadono il film e lo caricano della loro energia, repressa dapprima, dilagante per finire. Poiché quasi in eccesso: se non fosse che il personaggio subdolamente debordante di Roger Ailes (interpretato mirabilmente da John Lithgow) si attirava questo e altro: da una costruzione della regia che tende a diluirsi progressivamente in una certa disordinata ripetitività.

Resta il fatto dell'importanza (dell'efficacia?) di un film come Bombshell, vittima ignara della  distribuzione confusa provocata dal Covid. L'America di Trump non può che rallegrarsene.

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Certain constants, filmmakers like their fellow filmmakers, drag them through a lifetime. On the great Dalton Trumbo, the mythical screenwriter who was notoriously blacklisted by McCarthy in the 1950s, and who was then banned from work, eleven months in prison for refusing to give up his work and then forced to write under a pseudonym, director Jay Roach made one of his most valuable films in 2016, Dalton Trumbo. Perhaps not unforgettable, if we think of the invention of images; but it was nourished by its own subject, by moral commitment, especially the quality of its actors. This is repeated again in Bombshell. Even if the scandal that you want to remember is no longer that of McCarthyism but of the more recent #MeToo.

In that very same 2016, a year before the resounding fall of Harwey Weinstein, the almighty Roger Ailes, the advisor to Nixon, Reagan, Bush senior (as well as Donald Trump's campaign), director of Fox News, was forced to resign. Grethen Carlson (Nicole Kidman in the film), the most famous of the ultra-conservative TV network animators, finally dragged him to court for sexual harassment and related violence. Alone, at first: but finally followed by Ailes' favorite, Megyn Kelly (Charlize Theron). And the most recent of her victims, the only invented character in the film, played by Margot Robbie.

Three women, a trio that we will only see for a moment in the elevator of the immense editorial staff, three shining stars who alone invade the film and charge it with their energy, repressed at first, rampant to finish. Because almost in excess: except that the sneakily overflowing character of Roger Ailes (played admirably by John Lithgow) was attracted by this and more: by a construction of the direction that tends to gradually dilute into a certain messy repetitiveness.

The fact remains of the importance (of effectiveness?) of a film like Bombshell, an unaware victim of the confused distribution caused by covid. Trump's America can only rejoice in this.

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