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THE COMMITMENTS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 novembre 1991
 
di Alan Parker, con Robert Arkins, Michael Aherne, Angeline Ball (Uscito in DVD e BLU-RAY) (Gran Bretagna, 1991)
 

Cineasta di notevole mestiere, violenta esibizione e talvolta grossolana provocazione (la mistura ideale per creare la notorietà sopravvalutata di un Midnight Express o di un Mississippi Burning), l'inglese Alan Parker sembra da un po' di tempo averci ripensato. E, dopo il volonteroso ma perlomeno moderato Benvenuto in Paradiso eccolo proseguire sul cammino della discrezione accompagnata ora anche dall'ispirazione.

Come in Fame e The Wall, Parker torna alla musica: ma senza volgarità. Perché qui la musica non è soltanto un pretesto spettacolare, ma un veicolo di emozioni: un sostegno alla sguardo di un regista. Apparentemente, infatti, The Commitments descrive la parabola tradizionale nascita - successo - scomparsa di un gruppo di giovani interpreti di musica pop: ma, in effetti, questo schema sicuramente non inedito serve all'autore per indagare nell'ambiente, e quindi nelle ragioni, che stanno dietro alla musica ed ai personaggi che la suonano.

È in Irlanda che si suona la musica più nera d'Europa; a Dublino quella più nera d'Irlanda, e nel nostro povero quartiere del Nord la più nera di Dublino: sul filo di questa rivendicazione del capogruppo dei giovani musicisti del film, Parker riesce a scavare nell'esigenza di constatazione, di protesta e d'illusione che, da sempre ha fornito l'anima alla musica delle minoranze di colore. Senza compiacimento, senza autocompassione - al contrario con una curiosità, un humour salutare - all'interno dei personaggi (dipinti ognuno nella loro diversità) come dell'ambiente che li accoglie e li respinge (scrutato come in un documentario), egli riesce cosi ad osservare la straordinaria vitalità della capitale irlandese, ed ad indagarne la sconsolante povertà.

Riesce ad essere al tempo stesso lirico, realista e politico. Perché modifica addirittura il modo di suonare dei giovani musicisti (incerto, come di dovere, all'inizio; poi sempre più giusto, fino ad essere musicalmente più che convincente con l'avanzare dell'azione) abbandonandosi al piacere di una resa musicale che delizierà gli appassionati. Ma attraverso questa resa che non è mai fine a sé stessa, riesce a figurare - con una emozione che impregna tutto il film - quel messaggio di protesta, di sogno e di poesia che è all'origine stessa di quella musica, di ogni musica.


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