Non proprio notissimo se non agli addetti ai lavori, Shane Black è un esempio perfetto dell'immenso serbatoio che è andato formatosi nel tempo dal connubio fra talento, creatività e commercio all'interno di Hollywood: dapprima sceneggiatore e soprattutto dialoghista superdotato, quindi attore e infine regista. Una parabola che conduce a garantire, se non la genialità, perlomeno la qualità di un prodotto. A 22 anni, Black già annunciava la sceneggiatura di ARMA LETALE (1987) di Richard Donner, con Mel Gibson e Danny Glover (già una coppia di poliziotti&); e fu subito successo planetario. Ormai strapagato, Black esordiva come attore (PREDATOR) e soprattutto collaborava alle versioni seguenti di ARMA LETALE che vedrà confermata una formula destinata a diventare un vero e proprio genere. Labuddy-movie, il film incentrato sulla coppia inizialmente mal assortita, ma destinata a diventare amica; procedimento sempre più seguito, nel cinema comico, la commedia, il film d'azione. John McTierman (con Arnold Schwarzenegger) nel futuro film culto LAST ACTION HERO, e Renny Harlin con THE LONG KISS GOODNIGHT assicurano poi all'autore altri successi mondiali; oltre a bonus sui 4 milioni. Ma è soprattutto la sceneggiatura e la regia del sottovalutato KISS KISS BANG BANG che gli permetterà non solo di rilanciare come attore Robert Downey Jr., ma di consolidare un filone fatto di ironia e dissacrazione all'interno dell'action movie anche violenta. Reduce dalla direzione di Iron Man 3 (2013), il migliore di quella serie di blockbuster fortunati, Shane Black sforna ora questo suo The Nice Guys; un divertimento poliziesco che, alla luce di quanto precede, è la conferma di una coerenza e una qualità che sarebbe sciocco sottovalutare. Le storie dei film del cineasta sono spesso state strampalate per non dire confuse, e questa non lo è da meno: nella Los Angeles degli Anni 70 un investigatore apparentemente imbranato e un compare effettivamente manesco indagano su una giovane porno-attrice alla quale hanno ucciso il fidanzato, autore di cinema sperimentale, dopo averne bruciate le pellicole. Ma a contare, come sempre, è il modo con il quale il pasticcio è assemblato. Contano gli attori: Russell Crowe e Ryan Gosling, con la libertà che i protagonisti di film seri si concedono quando capitano in divertissement ai confini del surrealismo, si danno alla pazza gioia: appesantito all'inverosimile il primo, ma sempre pronto a svicolare sulla furtiva lacrima; paradossale e a tratti irresistibile il secondo, nell'allontanarsi dai ruoli drammatici precedenti, nell'ispirarsi ai più storici degli investigatori squinternati. Primo fra tutti il mitico Clouseau della Pantera Rosa, o lo stesso Peter Sellers di THE PARTY, il più irresistibile capolavoro comico di Blake Edwards (e fra i miei preferiti di tutta storia del cinema). Ma non basta. Black pesca la ragazzina per una volta non insopportabile: la tredicenne australiana, Angourie Rice, che compie meraviglie di desterità ma anche di verità nel riaggiustare i casini causati dai due dementi di cui sopra. Non tanto del film è da buttare. A Kim Basinger succede d'interpretare la cattiva ispettrice, e non è un caso: lo spettatore memore di una delle sequenze più erotiche viste sullo schermo sobbalzerà nel ritrovarsi coinvolto in un nuovo faccia a faccia fra l'ancora splendida protagonista diL.A. CONFIDENTIAL e il massiccio ex Gladiatore. La trama non è da Coen o Tarantino? Ma la disco-funk del commento musicale è trascinante; e il montaggio disincantato delle diverse situazioni partecipa attivamente alla sapiente demenza generale. Salutare, prima dell'estate.