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LA PARANZA DEI BAMBINI Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 marzo 2019
 
di Claudio Giovannesi, con Francesco Di Napoli, Artem Tkachuk, Viviana Aprea (Italia, 2018)
 

La paranza dei bambini è il secondo film tratto da un romanzo di Roberto Saviano, dopo il noto Gomorra diretto da Matteo Garrone nel 2008. Ma senza dimenticare come questo recentissimo vincitore del Premio per la migliore Sceneggiatura alla Berlinale sia anche da mettere in relazione con i due notevoli episodi diretti dal suo regista Claudio Giovannesi in Gomorra – La serie. Aggiungiamo ancora che Valentina Vannino era già stata la protagonista dell’interessante L’intrusa di Leonardo Di Costanzo (2017). Ma più importante ancora, però, è che il tutto deve ricondurci alla constatazione di quanto queste tre pellicole (alle quali è da aggiungere la splendida opera prima di Di Costanzo del 2012 L’intervallo) siano tutte in definitiva debitrici della loro sceneggiatura. E’ il segnale forte dell’identità di un co-sceneggiatore come Maurizio Braucci, della sua visione particolarmente sottile ma mai insistita, di un approfondimento della realtà partenopea nella quale lo scrittore è nato.

La paranza dei bambini deve evidentemente molto a Roberto Saviano; ma il respiro più autentico della sua anima (e di riflesso la parte più significativa e toccante della pellicola) emana da quei vicoli del rione Sanità già cari a De Sica, dove si coltiva la diversità nei confronti di altri settori governati dalla malavita, come Scampia o i Quartieri Spagnoli. E su quel tessuto (mai folcloristico, mai forzando la mano sugli aspetti spettacolari più risaputi) che si organizza una storia di formazione: il destino che non sarà di certo difficile da indovinare di sei adolescenti. Sei quindicenni che hanno fretta di farsi il motorino nuovo, oltre alle scarpe e alle t-shirt; ma che velocemente vagheggeranno alla loro prima rivoltella, entrando a far parte della famiglia camorrista.

Il tragitto intrapreso da Giovannesi non è però del tutto simile a un capostipite come quello della coppia Garrone/Saviano di Gomorra. Certo, non mancano i confronti, ma l'azione di La parenza dei bambini è più giocata sull’intimo dei personaggi e la loro evoluzione. Cosi che quel titolo, che a prima vista ci può suonare strano, altro non si riferisce che ai pesci piccoli, quando questi facilmente vengano intrappolati dalla luce nelle reti dei pescatori. Due soggetti similari si situano allora a monte dei due film: ma in Gomorra non erano tanto i destini individuali a contare, quanto le riflessioni sociali e antropologiche, la denuncia di uno stato cronico di disgregazione sociale, un quadro d’assieme che imponeva al discorso di allargarsi oltre ogni confine.

Da allora sono trascorsi dieci anni: La paranza dei bambini parla di un’altra violenza, quasi più urgente, quella che nasce dalla perdita dell’innocenza da parte di una nuova generazione. Che a quindici anni vuole il tavolo riservato in discoteca con lo champagne. Ambisce a una corsa al più presto in avanti: per coloro, come spiega il giovane protagonista Francesco Di Napoli, che vengono da fuori, non più soltanto dal centro. E che pensano che uno come me che fa il pasticciere sia un cretino.


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