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CHIAMAMI COL TUO NOME
(CALL ME BY YOUR NAME)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 15 febbraio 2018
 
di Luca Guadagnino, con Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar (Italia - Stati Uniti, 2017)
 

Chiamami col tuo nome è un film sull’estate. L’estate della campagna nel Nord Italia, il tempo dei sentimenti e del desiderio. L’estate del 1983 è pure quella dei Craxi, Grillo e Loredana Berté, ma solo dietro le quinte. Nel film, per certi versi sorprendente, di Luca Guadagnino, in primo piano ci sono i grilli e le cicale, l’afa delle strade deserte da percorrere in bicicletta fra i prati assolati attorno a Crema. E i ruscelli, le piscine rustiche, anche solo le pozze nelle quali sguazzare in compagnia. Un po' tante, un po' troppo di spesso; come varie cose in questo film prolungato e ripetitivo, ma ispirato.

L’ambiente, è quanto rimane più a lungo nella memoria; il che non è poco, La nascita dei sentimenti, del desiderio, i temi insomma che importano al Guadagnino ispirato dal romanzo di André Aciman, nascono anche nel fresco di un altro spazio ben esplorato, la settecentesca ricca casa di vacanze.

Per il diciassettenne Elio e l’ospite seducente, il ventiquattrenne americano Oliver, nuovo assistente del papà archeologo, non è che manchino le ragazze nel villaggio poco distante da quella villa che non sarebbe dispiaciuta a Luchino Visconti. Ma, prima ancora delle risate e flirt cari ai ricordi adolescenziali di tutti, per Elio contano i libri, e soprattutto la musica che lui compone al pianoforte. Assieme a ciò che diventerà il tema propulsivo del film, la scoperta della propria sessualità.

Luca Guadagnino rappresenta un caso a suo modo particolare. Nasce a Palermo da padre siciliano e madre algerina, ma cresce in Etiopia per vari anni. Si laurea a Roma, ma i suoi film, più che in Italia, sembrano da sempre essere apprezzati altrove. Cosi, di Io sono l’amore nel 2009, noi si diceva che fosse "raffinato nelle immagini, grandiloquente nel messaggio, piuttosto disordinato nella sceneggiatura come nel montaggio". Dieci anni dopo, Chiamami col tuo nome conferma solo in parte questa opinione; risultando il suo film finora più posseduto.

Ad un anno dal suo esordio a Sundance, dove gli americani l’hanno come sempre adorato, ha sorpreso un po' tutti. Mentre ora sta conquistando quattro nomination ai prossimi Oscar, miglior film, attore protagonista, sceneggiatura non originale e miglior canzone. Gira in inglese, con attori americani; e sappiamo quanto la sua ambizione estetica sia stata a lungo vista con sospetto dalle nostre parti. Almeno quanto la sua vena, volentieri etichettata come borghese. Alla Visconti, Pasolini, ma banalmente; o, come qui, un po' alla maniera del Bertolucci che girava con gli adolescenti fra le vigne del Chianti di Io ballo da sola.

Qui gli attori sembrano crederci; e il regista si avvale della collaborazione in sceneggiatura di un grande, anche se novantenne, maestro degli ambienti come James Ivory. Mettendoci però con emozione, per la prima volta senza eccedere più di tanto, molto del suo.


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