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LADY BIRD Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 marzo 2018
 
di Greta Gerwig, con Saoirse Ronan, Laurie Metclaf, Tracy Letts, Lucas Hedges (Stati Uniti, 2017)
 

Lady Bird conferma la personalità di Greta Gerwig, al suo primo film da regista. Finora attrice, trentaquattrenne, nata in seno a quel mumblecore da tradurre in borbottato. Il movimento indipendente del cinema americano dall’inizio degli anni Sessanta: sempre più citato, per ricordarci come si possa girare qualcosa di significativo con quattro soldi anche nel paese di Hollywood.Porta il nome della Garbo, Greta Gerwig: ma è nata a Sacramento, la capitale della California, che lei ricorda con la concittadina romanziera Joan Didon: "chiunque parli di edonismo californiano non ha mai trascorso un Natale a Sacramento".

Greta s’iscrive in letteratura e filosofia, si afferma in danza classica, recita in un musical. Scopre il cinema: un film modesto di John Travolta, ma finirà per amare Fellini, Truffaut e il cinema francese. Cresce, sempre in attesa di fuggire a Londra o New York: ma nel frattempo diventa, sono sempre in più a notarlo, quanto di meglio succeda al cinema indipendente americano. Un’attrice vieppiù carismatica ma, in quel filone tuttofare, egualmente sceneggiatrice, co-regista, produttrice. Parte dai piccoli film di Swanberg e Duplass, presto però è con Natalie Portman in Sex Friends; e protagonista, nel 2012, anche se in uno fra i film più deludenti di Woody Allen,To Rome With Love. Il passo da musa tuttofare del mumblecore è però compiuto: diventata nel frattempo la compagna di Noah Baumbach, Greta incanta nel suo ottimo Frances Ha. Prima di sedurre Al Pacino in The Humbling; e di apparire in un ruolo comico alla Berlinale, con Julianne Moore in Maggie’s Plan. Seguirà lo splendido Jackie di Pablo Larrain, nel 2016; quand’era ormai giunto il tempo di passare dall’altra parte della cinepresa.

Non è di certo insolito che un attore si affidi al proprio vissuto esordendo alla regia; ancor meno, che scelga di raccontare il passaggio sempre delicato all’età adulta. Più clamoroso, che Lady Bird si affermi dapprima ai Golden Globes come miglior commedia e migliore attrice protagonista; finendo poi, come capita, per ottenere ben cinque nomination agli Oscar. E ricordandoci allora come, nell’arco di 89 anni, la corsa a quella della Miglior Regia sia stata accordata ad una donna per misere 4 volte: a Lina Wertmüller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow. La sola a trasformarla nell’ Oscar del 2010 aThe Hurt Locker.

Un percorso, quello del piccolo Lady Bird, rallegrante: ma che forse, senza la faccenda Weinstein, sarebbe andato altrimenti. Questa storia simpatica di formazione (penalizzata, occorre dirlo, dall'ormai dilagante versione doppiata in italiano) deve troppo alle due attrici che reggono bravamente il confronto madre/figlia. La protagonista Saoirse Ronan è una fonte continua di disinvolta leggerezza; e Laurie Metcalf, nel ruolo della madre tutt’altro che scostante e testarda di come appare, l’altra rivelazione. Ma senza la loro freschezza e quella di tutto il cast, la teen movie pluridecorata non si si sarebbe discostata più di tanto da quelle che l’hanno preceduta da generazioni. Difficoltà nel comunicare e ballo di fine anno, sogni di grandezza e perdita della verginità, l’amica che tradisce e l’amico che si rivela gay, i crocifissi alle pareti dell’educazione cattolica: tutto rispettabile e sincero, ma tanto da sfiorare l’Oscar?


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