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L'ETA' GIOVANE
(LE JEUNE AHMED)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 novembre 2019
 
di Jean-Pierre e Luc Dardenne, con Idir Ben Addi, Myriem Akheddiou, Claire Bodson, Olivier Bonnaud (Belgio, 2019)
 

Ahmed è uno di quei personaggi ai confini, probabilmente oltre, fra l'energia e l'ambiguità alle quali i due fratelli Dardenne ci hanno da sempre abituato: un tredicenne, immigrato in Belgio, in via di radicalizzazione islamica già avanzata. Già sistemata da parte sua come alcolizzata una madre che si rifiuta di portare il velo ma che lo ha cresciuto assieme a quattro fratelli, alle spalle di Ahmed è subentrato l’iman del quartiere. Finirà per fargli accarezzare l’idea che l’insegnante di arabo vada severamente punita. Non solo in quanto donna, e di conseguenza corrotta; ma  miscredente, visto ce non si limita all’insegnamento del Corano. Un’apostata, insomma : che all’indottrinamento puro e semplice preferisce acculturare i suoi adolescenti anche grazie alle canzoni popolari. Ahmed andrà oltre le aspettative dell’iman: finirà per accoltellare l’insegnante, terminando di conseguenza in un centro giovanile di correzione. Senza per questo terminare il tragitto del fim.

Detto questo, è chiaro quanto non abbiano avuto la vita facile i due fratelli cineasti con questa cronaca che affligge il mondo contemporaneo. Pure se, a partire dal 1999 di Rosetta (1999), sempre abbiano illuminato, forse soltanto a somiglianza di Ken Loach, un cinema in equilibrio instabile fra la constatazione offerta dal documentario e una la sua trasfigurazione, ottenuta grazie alla finzione.

Fatto insolito per loro, un anno e mezzo di preparazione: "Abbiamo inizialmente pensato a un personaggio che uscisse appena dall'infanzia. Con quello potevamo ancora immaginare un percorso ancora incerto in direzione del fanatismo. Ma Ahmed è ancora più radicale dell'iman sull'esigenza di quella che lui considera la purezza: frequentando siti radicali, ci siamo subito accorti che erano i più giovani fra gli addetti gli intransigenti su  temi come il peccato e il paradiso. La terrificante ostinazione di Ahmed stenta difficilmente ad essere scossa da chi lo avvicina."

Contrariamente ad altre pellicole che hanno affrontato il tema, non c'è mai certezza  di un cambiamento di rotta in L'età giovane: "nei nostri film si sfugge normalmente alla chiusura in sé stessi grazie ad un incontro. Qui l'indottrinamento era così terrificante da farci difficilmente immaginare la possibilità di un'invenzione nella sceneggiatura che salvasse il personaggio suo malgrado."

I Dardenne lasciano nell'ombra molti dettagli del passato come del presente del giovane Ahmed. Egualmente, si premurano di seguire l'eventuale processo di redenzione del giovane come generalmente favorito dall'accettazione dell'ambiente circostante: educatori, uomini di legge, psicologi, i contadini che l'accolgono nel loro universo, fino a alla giovane alla quale Ahmed sembra non dispiacere.

Basterà per ottenere un suo ripensamento? Al giovane capita di essere fra i più cocciuti dell'intera filmografia dei Dardenne; e allo spettatore, forse anche a causa di una progressione particolare seguita da una conclusione che ci è vietato raccontare, non sarà facile identificarsi con lui. E dell'identificazione in sala anche i due fratelli del Belgio possono a fatica farne a meno.

 


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