Ancora una pagina pregiata di un genere che i cineasti americani hanno nel sangue come nessun'altro, il poliziesco. Penn ha abbandonato la ferocia di BONNIE AND CLYDE o di LITTLE BIG MAN: è giunto il momento della riflessione, della tenerezza. Non è la storia che conta in NIGHT MOVES. Ma, come il titolo inglese lo indica, i movimenti notturni, o meglio le emozioni notturne, interne del protagonista. Gene Hackman (come sempre, ammirevole), investigatore alla ricerca di sé stesso più che di un assassino, della propria identità di quarantenne che sente affiorare i dubbi, vacillare le sicurezze.
BERSAGLIO DI BOTTE concede poco allo spettatore di film gialli, se non nella sequenza finale spettacolare. Penn ne ha fatto, all'immagine del protagonista, un film ripiegato su sè stesso, su di un'America che s'interroga. Stupendamente controllato nella regia, nell'alternarsi continuo delle scene abbaglianti di sole con quelle notturne, dove Hackman si ritrova con sé stesso, nel ritmo pressante e abbandonato, di volta in volta, nell'impiego di suoni.
In un periodo nel quale i grandi polizieschi sono opere critiche, che vanno contro le regole del genere (Altman, Pollack), Penn ritrova il gusto del lavoro perfetto, stile Anni Quaranta (Hawks, Huston) e la pittura di quei personaggi che hanno segnato non solo un momento del cinema americano ma di un'epoca.