Un film, in uscita nelle sale parigine dopo una scomparsa che si pensava ormai definitiva, che di curiosità ne solleva parecchie. A cominciare dal titolo: i cinquecentomila del quale corrispondono al numero dei morti costati al Giappone dall'invasione nelle Filippine nel corso della Seconda Guerra mondiale.
L'altra sorpresa ha origini più cinefile, in quanto L'eredità dei 500000 (Legacy of the 500000) costituisce l'unico sforzo nelle vesti di regista di uno degli attori più significativi della storia del cinema,Toshiro Mifune. Anche se l'ombra di colui che lo rese celebre, perlomeno in Occidente, non è così lontana. Akira Kurosawa , che diresse l'attore nella bellezza di 16 pellicole, cedette infatti per l'occasione a Mifune una buona parte dei suoi abituali collaboratori, a cominciare dalla sua mitica script, Teruyo Nogami. Non solo: Kurosawa partecipò al montaggio, finendo per richiedere a Mifune di girare ulteriori sequenze. Insoddisfatto com'era del materiale a disposizione.
Malgrado questi e forse più precisi inconvenienti, la vicenda narrata dal film (a lungo ritenuto scomparso) è comunque curiosa: trattandosi di quella vissuta dal comandante Matsuo, costretto dalla sconfitta ad abbandonare nelle Filippine un tesoro in monete d'oro che gli invasori si trascinavano appresso. Forzato, diciotto anni dopo, da un industriale corrotto a ritornare sui luoghi Matsuo ripercorrerà sotto sorveglianza il medesimo itinerario, rimanendo coinvolto in vicissitudini sempre più paradossali.
L'eccentricità di Legacy of the 500000 è più che attenta allo spessore sorprendente del racconto, alla qualità dell'ambientazione nei luoghi originali; ma senza evolvere da un dignitoso conformismo che sbiadisce in parte le attese costituite dalla reputazione dei suoi celebri autori.