Non è di certo la prima volta che il cinema guarda al XVI secolo di Maria Stuarda, regina di Francia a 16 anni, vedova a 18 anni di Francesco II. Quando, piuttosto che risposarsi come vorrebbe la tradizione, decide di ritornare nella Scozia in cui era nata per reclamare il proprio trono legittimo. Se non fosse che questo è andato nel frattempo a sua cugina Elisabetta I, ormai insediata su quello d’Inghilterra.

Due donne, che accedono al potere in epoca non certo femminista; quasi obbligate ad entrare in un conflitto fra di loro forse indesiderato, dall’ambiente politico, più ancora da quello religioso. Cattolica Mary Stuart, che metterà al mondo un re, destinato ad unificare Scozia, Irlanda ed Inghilterra (nonché capostipite dell’attuale linea di discendenza al trono britannico…)   Anglicana, e senza discendenza Elisabeth I.

Una vicenda spesso affrontata dal cinema, (la più celebre essendo quella diretta nel 1936 da John Ford con Katharine Hepburn) ma non facile da tradurre evitando il risaputo. Ci riesce Josie Rourke, regista teatrale e direttrice del Donmar Warehouse di Londra, al suo primo film che dirige con un’eleganza che non scade mai nel risaputo compiacimento. Anche perché esaltato dall’interpretazione di due giovani hollywoodiane già candidate all’Oscar come le splendide Saoirse Ronan e Margot Robbie: un incontro (forse mai avvenuto fisicamente) che non rifiuta certi riferimenti al presente, caricandosi di tragica emozione nell’impossibilità di esserlo in solidarietà femminile. Come spiega la regista Josie Rourke: Mary Stuart, la Storia l'ha fatta passare a lungo per una incompetente, ma poiché era una donna".