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INTERVENTO DIVINO
(YADON ILAHEYYA)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 15 gennaio 2003
 
di Elia Suleiman, con Elia Suleiman, Manal Khader, Nayef Fahoum Daher (Palestina, 2002)
 

Due film sui nostri schermi, due voci che giungono da autori e territori eccentrici come possono esserlo il palestinese ed il finlandese. Due opere straordinarie, che al cinema restituiscono la propria identità: ne esaltano l'unicità nell'epoca del calcolo, appiattimento e banalizzazione che sappiamo.


INTERVENTO DIVINO di Elia Suleiman (già sui nostri schermi) e L'UOMO SENZA PASSATO di Aki Kaurismaki (in programmazione nelle prossime settimane) affascinano proprio per quanto hanno di cosi diverso (due culture, psicologie, tradizioni, condizioni economiche, sociali o politiche). E di cosi clamorosamente identico: il loro modo di affidarsi alla forza delle immagini, di rinunciare alle spiegazioni verbali inutili ( e mortificanti per l'intelligenza, comunque sottovalutata, dello spettatore), di affidarsi all'intuizione che nasce dal silenzio e dalla contemplazione; riappropriandosi cosi di una emozione che ricorda quella del cinema muto. Suleiman e Kaurismaki sono per certi versi gli antipodi: ma la forza della loro ispirazione, il potere del loro sguardo cinematografico fa si che ambedue finiscano per compiere lo stesso meraviglioso viaggio, quello che conduce dalla realtà (esistenziale nel finlandese, ovviamente più politica nel palestinese) alla fantasia. O viceversa: dalla dimensione poetica alla riflessione realistica.


Le Nazareth o Ramallah di INTERVENTO DIVINO sono cosi spiegate dapprima con una serie di gag, con un umorismo quasi sconcertante per chi non può ignorare l'eco quotidiano del dramma israelo-palestinese. Ma quel Babbo Natale pugnalato al cuore dai ragazzini nella prima sequenza fra gli ulivi in collina, dovrebbe già averci reso attenti: quelle scenette, a tratti esilaranti, alla Buster Keaton o alla Tati, quei vicini di casa assediati nell'irrealtà drammatica dei Territori Occupati, quel microcosmo di quotidiane angherie conduce, in una progressione che Suleiman costruisce ammirevolmente, ad altre assurdità, ancora più crudeli, irragionevoli ed insopportabili. Le frontiere dell'intimo, assieme a quelle dell'imbecillità e del ridicolo, diventano quelle dei check-point che impediscono agli amanti di congiungersi.


Frammentazione grottesca, ironica: ma perfettamente ad immagine di un territorio. Mosaico paradossale, nel quale ognuno difende come può il proprio spazio vitale, rimuove la propria disperata impotenza su chi gli sta attorno: chi buttando nel giardino del vicino i propri secchi d'immondizia, chi disfacendo le riparazioni stradali per impedire l'accesso alla propria autorimessa, chi sgonfiando a pugnalate il pallone del ragazzino. Al suo secondo film dopo CRONACA DI UNA SCOMPARSA Elia Suleiman ha conservato il proprio stile, fatto di inquadrature fisse, osservazioni frontali, prive di scorci obliqui e quindi esitanti. Per comunicare indignazione e sofferenza ha scelto due delle armi espressive più raffinate: il distacco sarcastico, e la ripetizione del piccolo dettaglio quotidiano. Inutile dire che la comicità di INTERVENTO DIVINO risulterà essere quello che i francesi definiscono un "cadeau empoisonné": una risata destinata a strozzarsi in gola, come quel palloncino con l'effigie di Arafat che sorvola i fili spinati per adagiarsi fra le cupole di Gerusalemme.


Qualcuno, a proposito del film di Suleiman, ha parlato di film di pace. Direi piuttosto film di una guerra, ma tutta speciale: perché fatta con le armi dello spirito, dell'intelligenza (quasi troppo evidente: fino ai rischi di un calcolo dimostrativo, che è forse la sola ombra venuta a perturbare l'incanto di un film giubilatorio), di una creatività libera ed originale.


Ma la guerra di INTERVENTO DIVINO non deve nemmeno affrontare il rischio di apparire consolatoria, intellettualmente buonista: nella sua seconda parte il film si fa pure invenzione post-moderna, coraggio di arrischiare i toni, stravolgere il proprio stile, affrontare nuovi terreni minati. Improvvisamente, l'umile ironia di quel Davide un po' disorientato si fa Golia, trionfante, sfrontato, quasi impudente: la provocazione si fa sexy e musicale, esplodono carri armati ed elicotteri sempre meno per ridere. Poi, nella sequenza forse più sorprendente di Cannes 2002, trasforma il bersaglio di cartone sui quali si esercitano i soldati israeliani in una figura che soltanto la follia dell'immaginazione può concepire: una ninja palestinese avvolta nel kefieh che estrae tutta una serie di granate, si solleva ad elica nel cielo e, in una carica di kung-fu come sgorgasse da un film di John Woo, inizia a sbaragliare la moltitudine armata fino a ai denti che stava per fucilarla.


INTERVENTO DIVINO è un film d'amore, su due amanti separati (un clown triste, interpretato dal regista stesso; ed una clamorosa pinup, destinata a rivendicare diritti sessuali e dinamitare costrizioni velate) che possono soltanto darsi la mano nel parcheggio del posto di frontiera: ma i sogni degli artisti, come quelli dei popoli oppressi, sono destinati a varcare i limiti che segnano i territori.


   Il film in Internet (Google)
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