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di Pablo Larrain, con Roberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking
(Cile, 2015)
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Magistrale dimostrazione di come l’ambiguità possa essere alimentata dalla regia. Pablo Larrain è ormai da considerare fra i grandi cineasti contemporanei; cosa confermata dall'uscita, a un anno di distanza, prima di Neruda, poi della pellicola che avrebbe meritato l’oro all’ultima Mostra veneziana, Jackie. In questo El club, da una specie di casa di riposo per religiosi spretati che si rivelerà ben altra cosa, il regista cileno ottiene un ambiente che rimane impresso per sempre nella memoria. Fra le nebbie inquiete di una costa minacciosa, immersi nell’universo musicale straniante di Arvo Pärt, ecco ecclesiastici curiosi e ambigui che hanno, chi più chi meno, lasciato alle spalle un passato di pedofilia. Per coltivare una passione più lucrativa: l'allevamento e le scommesse sulle corse con i levrieri. Non tutto emerge con chiarezza dalla sceneggiatura; forse in nome dell’importanza del non-detto. Ma l'unicità di Larrain sta nel fondere la critica politica (e religiosa) in una sorta di dilagante malessere: con un'arte della regia che sconfina mirabilmente nel fantastico e nel mistero della metafora. Orso d'argento alla Berlinale 2015.
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Il film in Internet (Google)
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Film dello stesso regista |
Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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