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IL CONFORMISTA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 marzo 1971
 
di Bernardo Bertolucci, con Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda, Pierre Clementi, Gastone Moschin, Milly, Yvonne Sanson; Fosco Giachetti (Italia - Francia, 1970)
 

Clerici, traumatizzato nella adolescenza da una esperienza omosessuale, s'iscrive al partito fascista ed assassina il proprio professore di filosofia per provare a se stesso di essere normale, conforme alla massa. Bertolucci, regista non ancora trentenne, figlio d'arte poiché suo padre era critico cinematografico, ha giocato tutto sulla sua sensibilità compositiva, sulla sua vena poetica di origine letteraria. "Poesia e cinema sono la stessa cosa", diceva il regista in un colloquio.

Se il film fa pensare talora a Visconti è soltanto a causa dei costumi dell'epoca, e di certe situazioni assai simili a quelle dello splendido LA CADUTA DEGLI DEI. Perché l'ispirazione di Bertolucci, malgrado questi ricordi, non segue la traccia del famoso realismo storico viscontiano. Visconti inserisce un personaggio in un ambiente storico per farcene sentire l'estraneità dolorosa: i personaggi di Visconti sono degli uomini a cavallo di epoche di transizione storica e sociale e che appartengono già, per sensibilità e mentalità, all'epoca nuova che si preannuncia. Da qui il loro dramma.

A Bertolucci invece interessa meno, in verità, l'ambiente storico e la sua riproduzione: i suoi sforzi vanno alla creazione di un particolare clima, di una atmosfera che proietti la vicenda in una dimensione di realtà, di sogno, quasi al di fuori dal tempo. Si direbbe quindi che il regista si serva della realtà per sfuggirle, del realismo della ricostruzione storica per ottenere l'irrealtà. In questo senso se alcune sequenze rimandano a Fellini (la visita al manicomio, le stanze del mistero e certi ambienti parigini), quello di Bertolucci è uno stile ancora in maturazione, in trasformazione (ed in questo senso IL CONFORMISTA è un film per alcuni aspetti non ancora compiuto): In lui sembrano poi ritrovarsi certi aspetti di suggestione letteraria cari allo stile registico di Pasolini; del quale, non bisogna dimenticarlo, Bertolucci è stato aiuto regista.

In questo senso s'iscrivono le sequenze più suggestive, da quelle dell'incontro con la madre a quelle del ballo di Parigi, da quella del delitto a quella, fortissima nella sua carica simbolica, della festa dei ciechi. Con la splendida trovata di far svolgere l'azione nel sottosuolo, con il marciapiede che s'intravede in alto dello schermo, percorso dai passanti alla luce del sole, liberi da un "underground" di opprimente oscurantismo.

La sensibilità figurativa di Bertolucci, notevolissima, potrebbe trasformare il film in un semplice esercizio d'illustrazione, se pure ad alto livello: ma il valore del film nasce dall'incontro con l'altra componente dell'arte dell'autore, l'impegno politico e sociale, la carica emotiva e polemica: che dona alle immagini un risvolto dolorosamente umano, ben presente e reale, questo. Anche se l'equilibrio fra queste due componenti della visione di Bertolucci non sempre risulti perfetta (da cui certe pause nello svolgimento, certe incertezze nella dichiarazione delle psicologie), IL CONFORMISTA ci regala alcune situazioni ed alcuni personaggi fra i più vibranti e intelligenti del nuovo cinema italiano.


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