Uno dei capolavori di John Ford, e di tutto un genere. Una vitalità, un umorismo, un fascino straordinario. In questo western, del 1962, non ci sono cavalcate, paesaggi o indiani. Eppure, in un modo incredibilmente intimo e sensibile, sono presenti tutti quei caratteri che hanno fatto un western del linguaggio universale, una lezione eterna.
Tutta la prima parte del film, con il ritorno del senatore al West, è un incontro continuo, permeato della sensibilità straordinaria di un regista settantenne, con tutti i personaggi, gli ambienti, l'atmosfera che fanno parte della più genuina tradizione del genere. LIBERTY VALANCE è un capolavoro perché allea questo trepidante ritrovamento. ed il clima che questo comporta, con una riflessione, fra le più genuine e più vigorose del cinema americano, sulla natura del cittadino americano, così come era alle origini e come è ora, così come considerava essere e come è invece diventato.
Attraverso la brillantissima sequenza della cucina del ristorante, formicolante di trovate, di humour, perfetto esempio di ritmo cinematografico, si arriva a quella della riunione elettorale: si compie così la parabola fra i due aspetti del film. Dall'America del discorso commosso, si passa quella che diventerà la contemporanea: il film diventa così uno studio sulla libertà ed i diritti dell'uomo, sulle strade che conducono a quei diritti, e quelle che al contrario la impediscono. Centrato mirabilmente sul triangolo James Stewart, l'uomo di legge, John Wayne, la giustizia tradizionale, e Lee Marvin, il fuorilegge il film si svolge perfettamente: Stewart diventa senatore e difensore dei diritti del suo popolo grazie alla fucilata di John Wayne. Che compie così un gesto in netto contrasto con tutte le leggi d'onore del West.
Il film diventa allora ciò che veramente voleva essere: una riflessione sul western e sui suoi significati. In una della opere più mature di un regista che ha fatto della maturità, della serenità della visione, la ragione d'essere della propria arte.