Pardo d'Oro a Locarno 2016.
Un regista giunge con un giorno d'anticipo a Suwon in attesa di partecipare a un dibattito. Visita allora la città , incontra una pittrice, cena con lei, beve senza moderazione, la segue presso dei suoi amici; alimentando così in tal modo un finale di serata inadeguato. Ma l'indomani l'incontra nuovamente; quando il film sembra aver esaurito pero' le le aspettative dello spettatore.
E' una pura illusione, creata da un regista rimproverato talvolta di essere l'autore di film che si rincorrono alla lunga fra di loro: Hong Sang-soo riparte invece da zero, espone la la medesima vicenda, ma ne modifica il proprio modo di raccontarla. I luoghi sono gli stessi, e così i personaggi; ma non l'intimità dei protagonisti. Non si tratta di flashback, e nemmeno di rivoluzioni narrative. Piuttosto di quasi impercettibili mutazioni nella sceneggiatura, nei dialoghi, negli angoli di ripresa, nella recitazione dei suoi splendidi protagonisti. E una volta ancora si pensa a Rohmer, alla forma e ai contenuti cari al Resnais di Smoking, No smoking.
Avanza cosi il gioco, l'ambiguità se non la menzogna. Ma non si tratta piuttosto di una distorsione della verità da parte del protagonista; ciò che soddisfa in definitiva le aspettative dello spettatore?
Certo, l'autore non rinuncia a i suoi temi di sempre: l'impossibilità di far coincidere i tempi della passione come quelli del trascorrere del tempo, le esigenze dell'amicizia, della seduzione, per non parlare di quelli dell'amore.
Ma soltanto nelle sue opere più concluse gli è riuscito questa deformazione a specchio di due realtà altrettanto valide.