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UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA
(DELIVERANCE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 settembre 1973
 
di John Boorman, con Jon Voight, Burt Reynolds, Ned Beatty, Ronnie Cox, Bill McKinney (Stati Uniti, 1972)
 

Uno degli aspetti più tipici del miglior cinema americano di questi anni sembra proprio essere il ripensamento, in chiave ideologica ed estetica, dei miti che di quel cinema hanno fatto la gloria. Come in JEREMIAH JOHNSON, film al quale per molte ragioni si apparenta, la natura, l'inserimento dell'uomo in questa natura è il grande tema rivisto da Boorman. Natura che nella grande tradizione del western americano è una dimensione perfetta, sia graficamente che moralmente, nella quale inserire uno o più individui, e ricostruire quindi il dramma elementare del bene e del male. Identica natura che i movimenti migratori degli hippies contemporanei vedono come fuga liberatoria dai guai della civilizzazione: rivista ora dagli americani con una serenità ed una oggettività del tutto nuova.

In DELIVERANCE, che si apre inoltre ad altre numerose interpretazioni, due sono i grandi temi che s'intrecciano: l'impossibilità (come in JEREMIAH JOHNSON) della fuga liberatoria nella natura, la vanità di questo mito. Ed il tentativo (vano per l'autore) di distruggerla, in nome di un presunto progresso. In JEREMIAH JOHNSON la natura rigetta l'uomo finché egli si ostina a considerarla una condiscendente consolatrice delle nevrosi che egli stesso si è creato. Ma accoglie l'individuo (la pace provvisoria con l'indiano) quando questi ha finalmente sofferto e compreso che anche nella natura esistono delle leggi alle quali è impossibile sfuggire.

In DELIVERANCE questa ascesa spirituale non giunge a compiersi: in un mondo allucinante di esseri in decomposizione la natura, forzata arbitrariamente dall'uomo, si ribella e distrugge a sua volta nel più spietato dei modi. Il lago artificiale che alla fine ricopre il teatro del dramma non è apportatore di calma e di ritrovato equilibrio: ma il braccio del cadavere che raffiora è il simbolo di riemergenti, eterne inquietudini. Boorman ha giocato sui contrasti ottenendone una risposta drammatica eccezionale: alla feconda vitalità del fiume, alla idilliaca bellezza della valle ha contrapposto la spaventosa degenerazione dei suoi abitanti, la loro presenza continua e latente come una irrimediabile maledizione. Sotto questo aspetto la prima parte dei film, l'incontro con gli abitanti del villaggio che scompare, la meravigliosa sequenza con il bambino del banjo, la vecchia accanto al nípotíno condannato sono di una forza misurata ed esemplare.


L'uso del colore (l'operatore è il grande Zsigmond, lo stesso di Altman, il regista di MC CABE e di IMAGES, celebri per la loro sapienza formale) e lo stile della regia sono tesi a dare una immagine, distaccata, contemplativa, quindi non episodica ma al contrario estremamente significante, delle avventure descritte: che sono invece di una drammaticità violenta. DELIVERANCE assume così, lungi dal film d'avventura cui parrebbe assomigliare a prima vista, l'aspetto di una anticipazione lucida ed angosciata sui destini dell'uomo.


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