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LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE
(WONDER WHEEL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 gennaio 2018
 
di Woody Allen, con Kate Winslet, Juno Temple, Justin Timberlake, Max Casella, Jim Belushi (Stati Uniti, 2017)
 

Che non si ritrovi Woody Allen, 82 anni, fra gli attori di Wonder Wheel (La ruota delle meraviglie) non desti meraviglia; semmai, qualche spettatore potrebbe avere dimenticato che non tutti fra i suoi capolavori sono nati per essere comici. Fra i primi, nel 1978, Interiors, del quale il nostro aveva annunciato la venuta affermando: "Pensate che io non sia capace di girare alla Ingmar Bergman, bersaglio delle mie frecciate? Guardate un po’…". E creando poi di tanto in tanto, all’interno della sua portentosa cinquantina filmografica, La rosa purpurea del Cairo, Un’altra donna, Crimini e misfatti, Match Point o, più di recente nel 2013, Blue Jasmine.

Pur essendo ambientato in un luna park (la Coney Island degli Anni Cinquanta; anche se in effetti è scomparsa in un incendio del 1946)) Wonder Wheel è uno dei film più amari di Woody Allen. Anche se gli spettatori più timorosi vanno rassicurati subito: ad allietarli interverrà subito la cornice, sublime nelle sue deflagrazioni espressionistiche. della fotografia di Vittorio Storaro, qui alla sua seconda collaborazione con il regista.

Che poi si tratti di un’allegria dilagante, sontuosa quanto fasulla, lo comprenderemo ben presto dal destino dei quattro personaggi che, all’interno dello sterminato caravanserraglio festaiolo, finiranno per ritirarsi in una specie di solitario kammerspiel. Escluso teatralmente da quella profusione di suoni, di luci e di colori che li avvolge soltanto in lontananza, attraverso i vetri dell’abitazione: donando loro l’illusione (come spesso accade nel cinema di Woody Allen) di condurre ancora un’esistenza destinata a cambiare.

Cosi Ginny, l’aspirante attrice che sfiorisce da cameriera nello sbiadito bistrot; permettendo a Kate Winslet quel ruolo indimenticabile nel film che le varrà forse l’Oscar. Cosi Humpty (Jim Belushi), il secondo marito, inutilmente ansioso di riamarla; costretto com’è ad accontentarsi della sua giostra e delle domeniche a pesca. Egualmente Mickey (Justin Timberlake): l’amante di turno, destinato a restare bagnino, malgrado le proprie smisurate ambizioni drammaturgiche che gli permettono però di diventare la voce narrante della pellicola. E cosi, infine, Carolina, la figlia di primo letto di Ginny (Juno Temple): sbarcherà a sconvolgere le carte, non fosse che perché più giovane e, al momento, più sexy. Ma per concludere Wonder Wheel nella vaga incertezza che appartiene al mare stagnante d’illusioni di un melodramma alla Douglas Sirk, destinato ad incupirsi nei toni dei Tennessee Williams ed Eugene O’Neill.

Più semplicemente, di un Woody Allen al quarantottesimo film di una carriera che, dopo Blue Jasmine e Cafe Society, sembra non rinunciare mai a rifiorire.


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