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WIDOWS - EREDITA' CRIMINALE
(WIDOWS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 dicembre 2018
 
di Steve McQueen, con Viola Davis, Michelle Rodriguez, Elizabeth Debicki, Cynthia Erivo, Colin Farrell (Gran Bretagna, 2018)
 

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Ricordate una delle sequenze più forti di 12 anni schiavo, il film precedente di Steve McQueen? L’impiccato, ovviamente nero, che per sopravvivere deve mantenersi in punta dei piedi sopra il fango. Mentre l’occhio dello spettatore non è tanto distratto dall'atroce meccanica; quanto dalla parvenza idilliaca che intravediamo sullo sfondo. E la vita che ricomincia, noncurante. L'impotenza, la rassegnazione che confina con l'indifferenza, i bimbi che si rincorrono, gli schiavi che incrociano dame eleganti, qualcuna anche di colore. E' tutta la complessità di una condizione che in parte perdura. Inserendo l'intransigenza del proprio sguardo all'interno di una cornice sempre più accessibile, a Steve McQueen già riusciva allora quella vocazione alla divulgazione popolare irrinunciabile per il cinema.

 

L'operazione si accentua in Widows, una Heist Movie, come vengono ormai definiti i thriller che hanno per soggetto una rapina. Widows esce dopo cinque anni di silenzio, permettendo al cineasta inglese di confermare la propria statura, progressivamente affermata nei tre titoli precedenti di una trilogia splendidamente autoriale, Hunger del 2008, Shame, quindi 12 anni schiavo. Ora, nella Chicago che si trascina nel genere una tradizione tutta sua, quattro donne sono legate fra loro da un debito lasciato dai mariti. Quattro criminali scomparsi in seguito ad un colpo andato a male; e che le quattro protagoniste decidono ora di ricuperare.

Tratto da una miniserie inglese degli anni Ottanta il soggetto può anche apparire banale , ma l'interesse di Widows consiste proprio nella valorizzazione di un processo drammaturgico in definitiva usuale grazie a un intervento costantemente ragionato e quindi creativo dello sguardo registico. Così, l'inizio della pellicola, con la scatenata dinamica del colpo destinato a fallire contrapposta in montaggio parallelo alla discrezione dell'intimità fra la futura protagonista Viola Davis e il più carismatico dei futuri assenti, Liam Neeson. Oppure più tardi, quando McQueen utilizza una cinepresa fissata sul cofano di un'auto che conduce due personaggi da un quartiere all'altro di Chicago: ma per renderci partecipi soltanto del dialogo fra i due, resi invisibili dai vetri oscurati della vettura. La visione essendo allora riservata a quanto di diversificato scorre sullo sfondo, una realtà urbana altrimenti significativa.

L'evoluzione dello sguardo dell'autore non è quindi soltanto spettacolare: ma altrettanto esigente nei confronti di quello dominato finora dalla costante martirologia (che per certi aspetti rinviava a quella di Martin Scorsese) che aveva caratterizzato finora le vicende dei film di McQueen: l'autopunizione nelle sciopero della fame di Hunger, l'autodistruzione di un ossessionato del sesso in Shame, la disumanizzazione degli schiavi e la fragilità degli schiavisti in 12 anni schiavo.

Il risultato di Widows è allora di certo un thriller dall'immediata tensione per la spettatore; ma, nel contempo, un processo sapiente che progressivamente affascina per la sua capacità di fondere interrogativi che si fanno etici oltre che spettacolari; coinvolgendo il razzismo e la violenza, la corruzione e il ruolo delle donne nella società, la politica, i confini del potere.

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11/12/2018

Remember one of the strongest sequences of 12 years slave, the previous Steve McQueen movie? The hanged man, obviously black, who has to tiptoe over the mud to survive. While the eye of the viewer is not so much distracted by the atrocious mechanics as by the idyllic appearance we see in the background. And life begins again, carelessly. The impotence, the resignation that borders on indifference, the children chasing each other, the slaves crossing elegant ladies, some even colored. It is all the complexity of a condition that in part lasts. By inserting the intransigence of one's own gaze within an increasingly accessible frame, Steve McQueen already succeeded at that time in that vocation for popular dissemination that is indispensable for the cinema.

The operation is accentuated in Widows, as the thrillers that have a robbery as their subject are now defined. Widows is released after five years of silence, allowing the English filmmaker to confirm his stature, progressively affirmed in the three previous titles of a splendidly auteur trilogy, Hunger in 2008, Shame, then 12 years slave. Now, in Chicago, which drags a tradition of its own into the genre, four women are bound together by a debt left by their husbands. Four criminals who disappeared after a blow that went bad; and that the four protagonists now decide to recover.

Taken from an English miniseries of the eighties, the subject may seem trivial, but Widows' interest lies precisely in the enhancement of a dramaturgical process that is ultimately usual thanks to a constantly reasoned and therefore creative intervention of the director's gaze. Thus, the beginning of the film, with the unleashed dynamics of the shot destined to fail, is parallel to the discretion of the intimacy between the future protagonist Viola Davis and the most charismatic of the future absent, Liam Neeson. Or later, when McQueen uses a camera fixed on the hood of a car that leads two characters from one neighborhood to another in Chicago: but only to make us participate in the dialogue between the two, made invisible by the tinted windows of the car. The vision, then, is reserved for what is diverse in the background, an otherwise significant urban reality.

The evolution of the author's gaze is therefore not only spectacular: but equally demanding with respect to the one dominated until now by the constant martyrology (which in some ways referred to that of Martin Scorsese) that had characterized the events of McQueen's films: the self-punishment in Hunger's hunger strike, the self-destruction of a sex-obsessed man in Shame, the dehumanization of slaves and the fragility of the slave traders in 12 years slave.

The result of Widows is then certainly a thriller of immediate tension for the viewer; but, at the same time, a wise process that gradually fascinates for its ability to merge questions that become ethical as well as spectacular; involving racism and violence, corruption and the role of women in society, politics, the boundaries of power.

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