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JASON BOURNE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 settembre 2016
 
di Paul Greengrass, con Matt Damon , Alicia Vikander , Julia Stiles , Tommy Lee Jones , Riz Ahmed , Vincent Cassel (Stati Uniti, 2016)
 

Rieccoci al quarto colpo della celebre saga, tratta dai romanzi di Robert Ludlum, su Jason Bourne; l'agente smemorato, addestrato dalla solita infame CIA ad uccidere contro il proprio volere. Una vera e propria macchina da guerra, a conoscenza di 104 modi di eliminare gli avversari a mani nude; e resa celebre dalla volitiva mascella, oltre che dallo charme bodybuildato di Matt Damon. Un eroe, ma da sempre a rischio d'amnesie; comprensibilmente dovute a una somma non indifferente di stress sopportato. Ma con questo, di una vulnerabilità che lo ha reso ancora più caro agli spettatori. Dopo un capitolo della proficua collaborazione fra Damon e il regista Paul Greengrass nel quale l'attore era stato rimpiazzato da Jeremy Renner (THE BOURNE LEGACY), si ritorna ora alle origini della formula iniziata nel 2002. In nome di una legge dei sequel che pare ormai imperante nel quadro incerto della produzione attuale. Una prolungazione all'infinito di situazioni e personaggi: forse un tentativo di riappropriarsi parte del successo dilagante delle serie televisive. Se ne sentiva il bisogno? Forse, per la qualità del cinema di Paul Greengrass: qualcuno cresciuto nell'efficienza televisiva, capace di finalizzare il proprio stile, contraddistinto da una energia cinetica proverbiale, a dei risultati anche psicologici. Come in GREEN ZONE (2010) sulla presa della Bagdad di Saddam: nel quale, anche perché libero da imperativi mediatici troppo prepotenti, e sempre con il fido Matt Damon era riuscito a fondere finzione e realtà, invenzione e documento. A mutare le regole del thriller in riflessione morale, constatazione sociale e pure politica. Qualcosa del genere traspare anche dall'inizio di questo JASON BOURNE. La faccenda ristagna fra reminiscenze edipiche del protagonista e tentativi sempre più fisici della CIA condotta dal cattivissimo Tommy Lee Jones di liquidare il superman creato grazie ai loro perversi esperimenti. Ma al film riesce pure di riferirsi all'attualità: i misfatti di un uso degenerato dell'informatica, le conseguenze del caso Edgard Snowden, gli abusi nella geo-localizzazione, la smodata manipolazione da parte dei social media. Oltre che uno sfondo eloquente come quello delle manifestazioni politiche in Grecia. Presto, però, la svolta: che fa dilagare la pellicola in un crescendo quasi astratto di esplosioni e carambole, inseguimenti e agguati, deflagrazioni sonore. Un concentrato d'azione che potrà anche non dispiacere a una parte delle platee, con un Matt Damon ingrassato ma impeccabile. Una svolta che appare tentata dal cinema di Hong-Kong? Ma l'universo culturale e di mercato dei blockbuster hollywoodiani non è quello dei maestri asiatici dell'azione e di una violenza parodistica che finisce in balletto coreografico. E Paul Greengrass non sarà mai Johnnie To. A partire dai moti ateniesi di piazza Syntagma, l'abituale girotondo turistico che attraverso mezzo mondo finisce a Las Vegas è piuttosto dalle parti di James Bond che finisce per condurci. (Cinestar Lugano)


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